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Intervista ai tre finalisti al Premio Lux del Parlamento Europeo 2009 e con Doris Pack, Presidente della Commissione Cultura

Eventi - Premio Lux, Giornate degli Autori, Festival di Venezia 2009

Cineuropa intervista il regista di Eastern Plays Kamen Kalev, la produttrice di Storm Britta Knöllerand, il cosceneggiatore di Welcome Emmanuel Courcol e Doris Pack, Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo

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Il Premio Lux ha come obiettivo di sostenere la diversità culturale e linguistica del cinema europeo, e di favorire la circolazione dei film. In novembre, i deputati europei eleggono un'opera - tra tre finalisti - cui verrà offerta la sottotitolazione nelle 23 lingue ufficiali europee e altrettante copie. Annunciati a Venezia, i finalisti dell’edizione 2009 sono Eastern Plays [+leggi anche:
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di Kamen Kalev, Sturm di Hans-Christian Schmid e Welcome [+leggi anche:
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di Philippe Lioret.
In questo video Cineuropa intervista il regista di Eastern Plays Kamen Kalev, la produttrice di Storm Britta Knöller, il cosceneggiatore di Welcome Emmanuel Courcol e Doris Pack, Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, che spiega le origini del Premio Lux. Creato nel 2007, questo premio è già stato assegnato a Ai confini del paradiso di Fatih Akin e a Il matrimonio di Lorna dei fratelli Dardenne, ossia a opere che mettono in risalto la multiculturalità del continente e le sfide politiche e sociali di questa diversità.

Kamen Kalev
Regista - Eastern Plays

Cineuropa: Quale motivazione l’ha spinta a fare il film?
Kamen Kalev: Il film è la storia di un mio amico. Siamo cresciuti insieme, dopo ci eravamo persi di vista. Quando l’ho rivisto abbiamo cominciato a riavvicinarci e lui ha iniziato a confessarmi il suo quotidiano, la sua sofferenza, riguardo a questa tossicodipendenza, in effetti la sua difficoltà di vivere.
D’un tratto, ho voluto fare un film su questo, sulla difficoltà dei giovani in Bulgaria, ma non solo dei bulgari, di vivere appieno, di essere in armonia con tutto ciò che li circonda.

Cosa significa per lei la candidatura al Premio Lux?
Per me e per il film è molto importante. E anche per la Bulgaria. Credo che i problemi dei neonazisti affrontati nel film non siano tipici del mio Paese. Si tratta di un problema europeo, di un problema mondiale.
Penso sia importante parlarne continuamente: come abbattere le barriere, come abbattere i pregiudizi della gente, per far in modo che le persone siano più vicine le une alle altre.
E per noi è un riconoscimento essere finalisti per questo premio. È la dimostrazione che ci si è mossi all’interno del buon senso, che tutti hanno dato il loro contributo. Questo film era un trampolino di lancio per le discussioni. Il fatto che non fosse sostenuto dallo Stato, benché abbia ottenuto una visibilità molto importante dopo Cannes, dopo altri festival, ha permesso di aprire il dibattito. (Questo è stato l’inizio di molte discussioni).
Io credo che le cose cambieranno e sarà tutto molto più facile per i giovani, e non solo per i giovani, per le persone che vogliono fare cinema universale, e mondiale, e arrivare a produrre il loro film.

Britta Knöller
Produttore - Sturm

Cineuropa: Quali motivazioni l’hanno spinta a fare il film?
Britta Knöller: Hans-Christian e Bernd, co-autori di Sturm, volevano fare un thriller politico sulla base, per esempio, dei film americani, neo-hollywoodiani, e uno dei soggetti che ci era molto, molto vicino, ma allo stesso tempo molto lontano, era la guerra nei Balcani negli anni ’90. E così questo è stato una sorta di tentativo di fare un thriller, una storia drammatica di 90 minuti, un argomento politico che stuzzica anche la contemporaneità perché non stiamo mostrando un film costruito a flashback, ma piuttosto cos’era la guerra nei Balcani e quali sono state le conseguenze di questa guerra per le persone che vivono oggi in Germania, all’Aja e che vengono da tutto il mondo.
Io penso rappresenti di sicuro una motivazione mostrare questo film al Premio Lux perché è un tema molto europeo e una co-produzione europea. L’ICJ, che si trova all’Aja, è una corte internazionale, ci sono persone provenienti da tutto il mondo che parlano e lavorano lì. Per quanto riguarda le lingue, ci sono inglese e francese, ma capisci immediatamente di trovarti in un ambiente cosmopolita, e avere questo film come una co-produzione europea e possibilmente anche tradotto nelle lingue di tutti i paesi europei è molto, molto importante e sarebbe un grande onore per noi se ciò accadesse.

Emmanuel Courcol
Sceneggiatore - Welcome

Cineuropa: Quali motivazioni l’hanno spinta a fare il film?
Emmanuel Courcol: Le ragioni, inizialmente, venivano dal desiderio di raccontare qualcosa che si svolgeva laggiù a Calais, perché si tratta di un luogo dove, alla fine, si concentrano delle tensioni mondiali.
È lì che si trova un flusso migratore, una sorta di cul-de-sac. Costoro vogliono andare in Inghilterra; allora qualsiasi siano le loro motivazioni, vogliono andarci. E si ritrovano là, bloccati in quel posto. E ci si è detti, a priori, che laggiù vi era qualcosa di interessante da raccontare. In particolare, ciò che poteva risultare interessante da raccontare era l’incontro tra uno di questi immigrati e un autoctono, a priori qualcuno che non era destinato a incontrarli. Dunque, a partire da questo luogo di forti tensioni, cosa che drammaturgicamente era ad ogni modo interessante, ci siamo recati sul posto con Philippe per renderci conto della realtà.
Direi che avevamo questa idea di partenza e il nostro breve soggiorno laggiù non ha fatto altro che rafforzare in noi la convinzione che bisognasse assolutamente fare un film sull’argomento. Perché ciò che abbiamo visto è ciò che si trova nel film. Ovvero, abbiamo visto dei giovani, in generale molto giovani, che hanno abbandonato tutto per giungere là, convinti ormai di essere arrivati, per poi accorgersi che la parte difficile deve ancora venire. E si accorgono soprattutto di trovarsi in un Paese dove li si tratta male, dove gli si impedisce di passare, senza che loro ne comprendano il motivo, e dove soprattutto fanno da bersaglio a una sorta di attacco poliziesco, che è organizzato, che si presume faccia venire loro voglia di tornare da dove sono venuti. Ora, per tornare in Iraq, o in Afghanistan, si dovrebbe supporre – come dire? - che la situazione qui per loro sia peggiore, che quindi, effettivamente, sia qualcosa di insopportabile.
Ecco, ci siamo ritrovati nel bagno, laggiù, e lì ci si è detti: « Raccontiamo una storia. » E allora, in seguito, l’idea è stata quella di raccontare una storia su qualcosa che fosse noto ai francesi. Ciò che succede laggiù non è qualcosa che riguarda te in particolare, ma semplicemente la gente è molto indifferente a ciò che accade là perché è lontano. Quando ci si trova a Parigi o altrove in Francia, tutto ciò sembra molto distante: lo si è visto attraverso i reportage, i documentari, ma alla fine si è un po’ anestetizzati su queste cose.

Cosa sognifica per lei la candidatura al Premio Lux?
Per me personalmente ... io sono un europeo convinto, dunque per forza di cose ciò mi commuove. Al di là di questo, direi che per questo film in particolare credo che la cosa sia benvenuta. Perché è un film che parla della circolazione delle persone e del fatto che ci si trova in uno spazio europeo che è comunque uno spazio privilegiato, lo spazio di Schengen, il Trattato di Amsterdam, ecc. Noi godiamo di un grande privilegio, quello di poterci spostare da un Paese all’altro in totale libertà, e si tratta di un privilegio riconosciuto ai cittadini europei e, nel caso in cui si provenga da altri luoghi, ci si ritrova a confrontarsi con leggi europee che per alcuni sono molto difficili... Per esempio, il fatto che semplicemente, in pratica, un immigrato, quando entra in Europa, una volta identificato all’interno di un Paese, una volta che gli si sono prese le impronte, è costretto ad avviare delle pratiche o a domandare asilo politico in quel Paese. Ora, se vuole andare in Francia, in Germania o in Inghilterra ed è stato identificato in Grecia o altrove, ciò significa che non può più chiedere l’asilo là dove vuole andare, ma è obbligato a domandarlo in Grecia, là dove lui non vuole andare, o magari la Grecia non lo accetta, dico la Grecia, ma potrebbe essere un altro Paese, la Bulgaria o che so. In ogni modo, questo pone un problema a livello europeo, di gestione dei flussi migratori in seno all’Europa. Ci si può domandare perché non ci sia una nozione di diritto d’asilo europeo, per esempio. Si chiede il diritto d’asilo in Europa e che questo sia al di sopra dei paesi e delle piccole politiche locali... per esempio.

Doris Pack
Presidente della Commissione per la Cultura, Parlamento Europeo

Cineuropa: Che cos’e il Premio Lux?
Doris Pack: Il Parlamento europeo dovrebbe provare a comunicare di più sul piano culturale con i cittadini e noi dovremmo rendere l’Europa non soltanto un’area economica, ma, soprattutto, un’area culturale.
Insieme a ciò che possiamo fare nella Commissione per la Cultura in nome dell’educazione, dei media o di una televisione senza confini, penso sia stata una buona idea dare il via al Premio Lux, perché questo Premio Lux va nella stessa direzione in cui volevano andare i media, e ciò significa dare un’opportunità ai film che sono stati co-prodotti per essere visti almeno in tutta Europa e questo è molto difficile.
Il cinema europeo ha un problema, in quanto ci sono tante lingue ed è quanto meno molto costoso tradurlo o sottotitolarlo. Perciò ci siamo detti di mostrare la vita europea, le diverse identità europee, che cosa significa il punto di vista europeo, l’immagine europea che possiamo mostrare solo attraverso i film, e dunque ci siamo detti creiamo questo premio.
Il Parlamento ha dato a questo premio il nome “Lux”, lumen, lux e volevamo creare un premio speciale.

Quali sono i criteri di selezione?
Scegliamo entro una rosa di tre film. Tutti i colleghi del Parlamento hanno la possibilità di vedere questi film e di effettuare la loro scelta, di comportarsi come una giuria, poi uno di questi film otterrà il premio e questo premio consiste nel sottotitolare tale film in 23 lingue e dare ad ogni Paese almeno una copia nella sua propria lingua. Io penso che ci sia almeno l’idea di dare un aiuto alla distribuzione, perché la distribuzione presenta delle lacune nel campo del cinema. E spero che possiamo colmare un po’ questa lacuna, per cui sono molto contenta che questa idea sia stata fatta propria dall’intero Parlamento, ma il cuore di questa idea è la Commissione per la Cultura, che in questo momento presiedo e sono davvero grata che la Presidenza continuerà ad aiutarci in questo progetto, già arrivato al terzo anno, e a portarlo avanti.
In questo momento siamo a Venezia e spero che questa presentazione a Venezia possa essere portata avanti grazie a un legame più forte tra alcuni attori a Venezia e noi.
Questo è ciò che voglio dire sul Premio Lux, il quale dovrebbe mostrare che l’Europa è più che del semplice denaro, più di alcune posizioni e di alcuni regolamenti, è di più. L’anima dell’Europa la puoi trovare anche in questo Premio.

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