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Daniel Monzón • Regista

Intervista

Intervista con Daniel Monzón, regista di Cella 211

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Cineuropa ha incontrato il regista spagnolo Daniel Monzón, il cui film Cella 211 [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Daniel Monzón
scheda film
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è stato proiettato durante le Giornate degli Autori in occasione dell’edizione 2009 del Festival Internazionale del Cinema di Venezia. Con un solido cast, creato dal regista in otto mesi di lavoro, il film, tratto da un romanzo, è la storia di un funzionario di prigione che inizia il suo nuovo lavoro lo stesso giorno in cui i prigionieri organizzano un ammutinamento.

Cineuropa: Ha cambiato molte cose rispetto al romanzo da cui è tratto Cella 211?
Daniel Monzón: La struttura, i personaggi e lo svolgimento dell'intreccio sono più o meno gli stessi. Il finale è completamente diverso. Quando ho letto il romanzo, mi sono detto che era un libro perfetto per farne un film. Ma quando mi sono messo a lavorare sulla trama, mi sono reso conto, con il mio co-sceneggiatore, che vi erano degli espedienti che potevano funzionare solo in letteratura, specialmente i monologhi interiori. Quindi abbiamo dovuto fare dei cambiamenti. Un'altra cosa che volevamo fare era mettere un po' di realismo nell'intreccio, perché anche se il film è un dramma di finzione, volevo creare un'atmosfera realistica, uno stile che si avvicinasse al documentario. Abbiamo cominciato a visitare diverse carceri, a discutere con i detenuti, le guardie, con le famiglie degli uni e degli altri, raccogliendo tutto quello che poteva servirci per avere un'idea generale della realtà dei penitenziari. E abbiamo messo tutto questo nella trama e nel film. Ho scelto lo stile del film proprio in questa fase di ricerche nelle carceri.

Quali sono stati i fattori più importanti durante le riprese?
La sfida di questo film, che era un progetto totalmente privo di artifici, rendeva assolutamente fondamentali tre elementi: il cast, la regia e la trama. Ci ho messo praticamente otto mesi per riunire tutto il cast, e in questo lasso di tempo ho anche provinato detenuti veri e gente di strada, perché volevo mischiarli con gli attori professionisti. Ma è stato un equilibrio difficile da raggiungere. Per ogni personaggio, volevo veramente trovare l'attore perfetto. Come diceva Kubrick, il miglior modo di dirigere gli attori è sceglierli bene.

Come ha scelto Alberto Ammann?
E' stato difficile arrivare a lui. All'inizio, ho fatto il casting con attori noti, ma alla fine ho capito che avevo bisogno di lui, di un volto nuovo.

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