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BERLINALE 2009 Concorso / Spagna

La teta asustada: dalla paura, un'ode alla vita

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Mentre il Festival di Berlino volge al suo termine, il meraviglioso film che tutti attendevano quest'anno è finalmente arrivato, passando per la Spagna, dal Perù (è il primo film peruviano in concorso a Berlino). La teta asustada [+leggi anche:
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di Claudia Llosa è un film bello, ricco, accattivante, ben fatto, al quale è difficile trovare un difetto e che emoziona profondamente, ma anche di una sobrietà che non lascia spazio alle lacrime di coccodrillo.

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Il titolo molto evocativo ("la teta asustada" significa "il seno spaventato") rimanda al nome che il popolo peruviano dà a una malattia nata dal terrore delle donne violentate durante la guerra e che si trasmetteva con il latte materno. Fausta (interpretata dalla bellissima Magaly Solier, che ha anche composto le canzoni con le quali spesso il personaggio si esprime) ha ereditato la malattia dalla madre Perpetua, la quale muore nella prima scena. In attesa di raccogliere i soldi per il funerale, la fragile Fausta impara lentamente a non avere più paura.

Questo film colorato, che comincia con una morte, è di fatto un inno alla vita, nel quale si assiste a numerosi ed esuberanti matrimoni, in una cultura in cui tutto si sposa: la vita e la morte, la morte e la fertilità. La trama del film riposa anche sulla nozione di trasmissione: Lima vive tra tradizioni e lingua quechua da una parte, e la modernità dall'altra, senza contraddizioni.

Con tutti i suoi personaggi, i suoi originali dettagli che assumono spesso il valore di simboli (come il sepolcro scavato nel terreno che diventa un'allegra piscina), la sottigliezza del ritratto di una cultura in cui i contrari, così come le famiglie, convivono armoniosamente e si proteggono a vicenda, la sua musica, la sua fotografia, La teta asustada è un vero gioiello basato su una "barbarie di informazioni" (ha scherzato Llosa) accuratamente ricercate, che aveva già sedotto il World Cinema Fund di Berlino già dalla sceneggiatura. Chissà che, nello spirito del film, la Berlinale non chiuda il cerchio con una nuova ricompensa.

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(Tradotto dal francese)

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