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FILM / RECENSIONI

Tout est pardonné

di 

- Disadattamento sociale e tossicodipendenza passati al filtro dei sentimenti amorosi e familiari: una miscela dolceamara firmata con eleganza da una giovane e promettente regista

"Lavoro al mattino, di pomeriggio passeggio e la sera, mi drogo". Con Tout est pardonné [+leggi anche:
trailer
intervista: David Thion
intervista: Mia Hansen-Löve
scheda film
]
, suo primo lungometraggio molto lodato dalla critica internazionale all’ultima Quinzaine des réalisateurs a Cannes, la giovane cineasta franco-danese Mia Hansen-Löve (27 anni) affronta con grande maestria lo spinoso tema dell’impatto della tossicodipendenza sulla vita di una coppia europea (un’austriaca ed un francese) di trentenni, genitori di una bambina di sei. Basato su una sceneggiatura assai solida, firmata dalla regista stessa, e su una messa in scena altrettanto efficace, il film restituisce perfettamente i meandri della dipendenza (con un registro quasi documentaristico) e la cronaca dei sentimenti contraddittori dei due protagonisti, ottimamente interpretati da Marie-Christine Friedrich e Paul Blain.

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Costruito in tre parti ("Vienne 1995", "Retour à Paris" e "Pamela, onze ans plus tard"), Tout est pardonné ruota intorno al personaggio di Victor, figura di eterno adolescente con sogni di artista, che scrive poemi e fugge dalla realtà con le droghe di nascosto alla ragazza Annette e alla loro bambina, Pamela. Ma la bella austriaca, innamoratissima, nutre, comunque, dei dubbi sulle sparizioni del laconico compagno, che si trascina avanti nella noia a Vienna, dove la coppia abita. Educato e ottimo padre, Victor mantiene comunque una facciata accettabile per la famiglia di una Annette che spera che la situazione si metterà a posto a Parigi, dove hanno deciso di tornare. La capitale francese ed il suo giro di ˝amici˝ tossici, però, non faranno altro che rendere più profondo il fossato che li divide. Victor è sempre più dipendente, e torturato dalla sensazione di essere un perdente, mentre Annette chiude sempre meno gli occhi sull’uomo che ama e del quale si dispera, e la piccola che assiste a tutte le tappe di questo processo. Quando lascia la famiglia, Victor piomba in una vita vegetativa con una nuova compagna, anche lei tossicodipendente. Annette sparisce allora totalmente, e lascia il paese con la bambina, che dovrà aspettare undici anni prima di rivedere (sotto le spoglie della scoperta Constance Rousseau) e tentare di conoscere questo padre étrange, disadattato e aspirante suicida.

Dotato di numerose qualità (senso del ritmo e dello spazio, finezza nel ritratto dei personaggi secondari e in particolare dei bambini, un ottimo lavoro sulla luce...), Tout est pardonné è il primo lungometraggio della ex giornalista dei Cahiers du Cinéma, sviluppato da Humbert Balsan e prodotto, dopo la sua scomparsa, da Les Films Pelléas, e rivela una giovane cineasta destinata ad un luminoso futuro.

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(Tradotto dal francese)

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