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SAN SEBASTIAN 2006 Competizione

Mon fils à moi, amore e ossessione

di 

Giunti oramai ben oltre il giro di boa di questa 54 edizione del Festival di San Sebastián, iniziavamo ad aver bisogno di uno scossone profondo e radicale. Forse un vate sensibile lo avrebbe previsto fin dall’inizio, ma ci sono voluti ben 8 giorni di terremoti emotivi per comprendere che uno dei temi centrali di quest’anno è la famiglia.

Ed ecco Mon fils à moi [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, di Martial Fougeron, viene proiettato sul grande schermo per invadere la sala di amore materno, a tal punto da sentirsene asfissiati. Bastano i primi 10 minuti del film, pieni di costanti abbracci, attenzioni e contatti morbosi tra la madre - Nathalie Baye - e il figlio - Victor Sevaux, per percepire un senso di nausea che col passare delle sequenze si trasforma in claustrofobia e desiderio di esplodere. È realmente difficile credere che si tratti di un’opera prima.

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Una sceneggiatura delicata e sussurrante (scritta dall'autore in collaborazione con Florence Eliakim), una fotografia d’impatto, una direzione di attori esemplare, non sono doti comuni in quel del cinema di prima generazione e sono elementi che quadrano il cerchio di una pellicola davvero interessante.

Esiste dunque la possibilità di abusare di un figlio a colpi di attenzioni? Quando l’amore si trasforma in ossessione? Si può “malamare”? Ansia, confusione, una stretta al petto ed un senso di enorme liberazione quando finalmente assistiamo alla prima, unica ed ultima reazione della vittima, un figlio che durante un'ora e mezza fende il pubblico con una spada di silenzi.

Mon fils à moi non è di sicuro un “pop corn movie”, ci vuole fegato e autocontrollo per resistere alla devastante potenza emotiva di questo lungometraggio. D’altronde il pubblico europeo può apprezzare lo sforzo di un regista alla sua opera prima per entrare nel profondo delle dinamiche madre-figlio. Un’opera alla quale la giuria non potrá rimanere indifferente.

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