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LOCARNO 2022 Piazza Grande

Recensione: Vous n'aurez pas ma haine

di 

- Kilian Riedhof evita il facile sentimentalismo in questa versione sobria di una tragica storia vera che è stata letteralmente condivisa da molti

Recensione: Vous n'aurez pas ma haine
Pierre Deladonchamps in Vous n'aurez pas ma haine

Sembra proprio che le persone siano finalmente pronte a parlare dell’attentato al Bataclan del 2015, con film come Un año, una noche [+leggi anche:
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 di Alice Winocour che lo affrontano più o meno direttamente. Il regista tedesco Kilian Riedhof si è invece messo in una posizione molto più complicata: in Vous n’aurez pas ma haine [+leggi anche:
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, proiettato nella sezione Piazza Grande del Locarno Film Festival, affronta la storia vera di un uomo che ha perso la moglie quella notte e ha utilizzato i social media per esprimere ciò che provava. Le sue parole, che sono diventate virali, hanno colpito parecchi e ben presto ne è seguito il circo mediatico.

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Antoine Leiris ha scritto un intero libro sulla sua esperienza, ma qui Riedhof ne raccoglie l'essenza assoluta: la frase secondo cui gli assassini di sua moglie "non avranno il suo odio", nonostante le abbiano rubato la vita. Poi, osserva come questo venga messo in pratica. Il suo protagonista (interpretato da Pierre Deladonchamps) può esprimere ciò di cui gli altri non sono capaci, ma non è in grado di organizzare il funerale della moglie o di parlare al figlio piccolo della loro perdita. Si può diventare rapidamente un simbolo di qualcosa ed essere celebrati, ma questo non allevia necessariamente il dolore: non prepara nemmeno la colazione per il figlio confuso.

Riedhof è molto interessato all'ordinario, e così offre un dramma semplice e commovente su un uomo che impara lentamente ad andare avanti come genitore single. Come Dustin Hoffman in Kramer contro Kramer, impara a fare il french toast, anche se la posta in gioco è ovviamente diversa. Ci sono persone intorno a lui che gli forniscono un supporto a volte fastidioso, ma lui deve crescere in questo nuovo ruolo. Invece, è impegnato a "filosofeggiare in TV" e a rilasciare l'ennesima intervista. Si tratta di un aiuto oppure ha a che fare con la sua stessa vanità, visto che nessuno potrebbe mai resistere all'idea di essere chiamato "eroe" da perfetti sconosciuti? Probabilmente entrambe le cose.

Tale dualità rende il film molto interessante e a tratti sorprendente, perché avrebbe potuto facilmente prendere una piega sdolcinata e nessuno si sarebbe nemmeno lamentato. Tuttavia, anche l’interpretazione di Deladonchamps risulta contenuta, con il tormento del suo personaggio piuttosto evidente, ma ancora in qualche modo nascosto. È una storia universale e ben raccontata che potrebbe avventurarsi al di fuori del circuito dei festival: sebbene il suo background sia chiaro, il dramma lascia raramente la casa sempre più disordinata.

Ci sono alcuni elementi familiari: l'ascolto ossessivo di vecchi messaggi vocali, i ricordi idealizzati e illuminati dal sole della persona che ormai non c’è più. Ma Riedhof non coglie l’occasione di mettere in risalto l’attentato. È uno studio sul dolore, non sulla violenza o sul terrorismo, che invece finiscono in prima pagina su Le Monde. E per quanto sia possibile il perdono, probabilmente non se ne andrà mai via, mai.

Vous n’aurez pas ma haine è prodotto da Komplizen Film, coprodotto da Haut et Court, Frakas Productions, NDR, Tobis, MMC Movies Köln, Erfttal Film, RTBF, Proximus e Shelter Prod; Beta Cinema si occupa delle vendite.

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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