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LOCARNO 2022 Cineasti del presente

Recensione: Petites - La vita che vorrei… per te

di 

- Il primo lungometraggio di Julie Lerat-Gersant racconta il viaggio tormentato di un’adolescente alle prese con una gravidanza inaspettata che stravolge la sua vita

Recensione: Petites - La vita che vorrei… per te
Pili Groyne in Petites - La vita che vorrei… per te

Apparentemente destinata ad una carriera teatrale (studi presso L’École Supérieure Professionnelle de Théâtre di Limoges e cofondatrice con Thomas Jolly della compagnia La Piccola Familia), la regista francese Julie Lerat-Gersant si dirige invece verso il cinema formandosi in sceneggiatura alla Femis. Il suo primo lungometraggio, Petites - La vita che vorrei… per te [+leggi anche:
trailer
intervista: Julie Lerat-Gersant
scheda film
]
, è presentato al 75° Locarno Film Festival nella sezione Cineasti del presente, un debutto in pompa magna che la trascina nella corte dei grandi. Il film nasce dal desiderio di ritrascrivere cinematograficamente la sua esperienza d’osservatrice in centri francesi di accoglienza per madri adolescenti e i loro neonati nei quali ha diretto diversi atelier di scrittura. Petites ci racconta la storia di una di queste ragazze, il suo soggiorno tormentato tra le mura di un centro che da prigione si trasforma in rifugio dove (ri)trovare sé stessa.

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Rimasta incinta a 16 anni, Camille (Pili Groyne) non vuole tenere il bambino. Purtroppo però un’eventuale IVG non è legalmente più possibile. Dopo vari, pericolosi tentativi di porre da sola un termine alla gravidanza, Camille è affidata ad un centro per madri e bambini che accoglie giovani ragazze in situazioni precarie. Attorniata da una marea di adolescenti alle prese con neonati che non sanno spesso come gestire, Camille è costretta ad affrontare un destino che non accetta, un destino da adulta che non capisce e al quale non intende piegarsi. La sua unica alleata è Alison, una giovane ragazza madre alle prese con una bambina (Diana) che soffre di grave crisi d’asma. Malgrado la decisione di tenere la figlia con sé, Alison continua a sognare una vita fatta di feste e bevute, spensieratezza e ribellione. Le ragazze del centro si trasformano in specchio deformante attraverso il quale Camille osserva un futuro che rigetta con tutte le sue forze. Soffocata da una madre al contempo ossessiva e immatura, la giovane protagonista di Petites cerca delle risposte che possano dare un senso al suo presente ma anche e soprattutto al suo passato. Da luogo oppressivo dominato dal rumore incessante delle grida dei neonati, delle porte che sbattono e delle crisi a volte violente delle adolescenti, il centro che l’accoglie si trasforma in rifugio nel quale ritrovare la propria identità. Ad accompagnarla in questo viaggio ritroviamo Nadine (Romane Bohringer), un’educatrice che di casi come quelli di Camille ne ha visti molti, troppi.

Malgrado appartengano a famiglie disfunzionali che le imprigionano e soffocano, alcune ragazze (incarnate da Camille) incontrate dalla regista durante i suoi ateliers riescono ad emanciparsi costruendosi una parvenza di equilibrio che credevano di non meritare. Con Petites Julie Lerat-Gersant vuole mostrarci questi coraggiosi percorsi alternativi incarnati dalla sua protagonista Camille. In questo il film raggiunge il suo obiettivo anche se il tema delicato e tristemente attuale del diritto all’IVG avrebbe meritato di essere trattato in modo più frontale (chiaro) ed esteso mostrando le conseguenze devastanti di una gravidanza non voluta che viene imposta al corpo e alla psiche come un’evidenza. Come ci si sente a dover portare a termine una gravidanza indesiderata? Come mai, ancora oggi, l’accesso all’IVG è per certi versi così difficile? A queste domande, purtroppo, il film non da delle vere risposte. Grazie alla colonna sonora di Superpoze, formata da un susseguirsi di brani di musica elettronica incalzante, il film acquista un necessario strato supplementare di straniamento e violenza. Considerato dalla regista come un atto politico, Petites avrebbe forse guadagnato in potenza e sensibilità se si fosse basato sulla presenza di attori.trici non professioniste.i (le stesse che hanno ispirato il film), testimoni diretti.e di scombussolamenti emotivi difficili da ritrascrivere.

Petites - La vita che vorrei… per te è prodotto dalla parigina Escazal Films e venduto all’internazionale da Be For Films.

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