email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SHEFFIELD DOC FEST 2022

Recensione: One Day in Ukraine

di 

- Volodymyr Tykhyy ci porta in un turno di servizio e attivismo civile nel corso di una giornata sul fronte di Kiev

Recensione: One Day in Ukraine

Una stazione della metropolitana oscurata. Musica di suspense in sottofondo e un cartello in sovrimpressione che dice tanto con poche parole e numeri: 13 marzo 2022, ovvero il 2.943° giorno della guerra russo-ucraina. Questa non è una sorta di fiction speculativa sulla falsariga di Atlantis [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Valentyn Vasyanovych
scheda film
]
di Valentyn Vasyanovych, ma semplicemente una questione di prospettiva. Mentre per l'opinione pubblica globale la guerra è iniziata lo scorso febbraio, quando le truppe russe hanno invaso l'Ucraina, per gli ucraini è una fase del conflitto che è giunta al suo nono anno, essendo iniziata quando è avvenuta la rivolta di Maidan. La telecamera si sposta negli strati più illuminati e più profondi della stazione, che forniscono riparo a donne, bambini e anziani, e continua a osservare la vita lì, in un piano sequenza ininterrotto di cinque minuti, senza dialoghi, con camera a mano.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Il giorno a cui si fa riferimento nel titolo di One Day in Ukraine di Volodymyr Tykhyy è in realtà il successivo, il 14 marzo, ovvero il 2.944° giorno di guerra. Il film diretto dal regista di Maidan: Rough Cut (2014) e membro fondatore del collettivo Babylon ‘13, che è la società di produzione maggioritaria, è stato presentato in anteprima mondiale allo Sheffield DocFest, recentemente conclusosi, dove ha ottenuto una menzione speciale nella competizione principale (leggi la news). L'argomento e l'approccio diretto di Tykhyy dovrebbero essere sufficienti per garantire al film un futuro nel circuito dei festival del documentario.

La stazione della metropolitana e le persone che si rifugiano lì sono solo alcune delle cose su cui Tykhyy e i suoi co-direttori della fotografia (tutti e 12) si concentrano. Il secondo filo narrativo segue un gruppo di soldati arruolati nella guardia di difesa territoriale nei loro compiti, dal combattimento alla ricognizione con droni e alla sorveglianza delle aree colpite dal disastro per prevenire i saccheggi. Il terzo ruota attorno a una giovane donna che affronta la situazione attraverso l'attivismo, dal cucinare i pasti per i difensori al dare da mangiare ai cani randagi e partecipare agli sforzi per salvare gli animali domestici che i proprietari hanno dovuto abbandonare.

Uno dei punti fermi di Tykhyy è che quasi tutti fanno del loro meglio per sostenere lo sforzo di difesa a modo loro e con i propri mezzi, ma questo tipo di discorso incentrato sugli ideali di patriottismo e solidarietà è la norma in qualsiasi guerra di difesa. Quello che sembra più interessante è qualcosa di ancora più universale: il modo in cui la nostra percezione cambia nei momenti di angoscia. Le cose che solo un mese fa erano inimmaginabili sono diventate i fatti della vita quotidiana, mentre le cose considerate abbastanza normali, o addirittura banali, come le pubblicità sui monitor e la locandina del film Stop-Zemlia [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Kateryna Gornostai
scheda film
]
nella stazione della metropolitana, sembrano reliquie di un lontano passato.

Operando con materiale proveniente da diverse fonti, Tykhyy e il suo co-montatore Ivan Bannikov riescono ancora a trovare un senso a tutto e un certo stile nel saldarlo insieme, a volte con notevole effetto emotivo. Incorporano anche riprese del combattimento reale e delle sue devastanti conseguenze, che di solito sono ottenute dai droni da ricognizione, e in quei momenti la straziante colonna sonora di Mykyta Moiseiev è particolarmente efficace.

Alla fine, apprendiamo addirittura che la giornata non è stata scelta a caso, perché ha anche un certo significato simbolico: in Ucraina è la Giornata del Volontariato, che è legata agli eventi di Maidan e post Maidan. Né One Day in Ukraine sembra casuale, come una normale cronaca di eventi bellici, ma piuttosto come una preziosa testimonianza dell'indistruttibile spirito umano.

One Day in Ukraine è una coproduzione ucraino-polacca di Babylon ‘13 in cooperazione con Black Photon.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy