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BIOGRAFILM 2022

Recensione: Rosso di sera

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- Il secondo capitolo della trilogia di Emanuele Mengotti sull’Ovest americano ritrae i primi giorni di lockdown a Las Vegas, tra medici, negazionisti, senzatetto, e con un occhio al meteo

Recensione: Rosso di sera

Nel 2020, il regista veneziano Emanuele Mengotti partecipò al Biografilm Festival con West of Babylonia, girato nel deserto californiano e incentrato su una variegata comunità di persone determinate a vivere fuori dalle regole della società americana. Quest’anno Mengotti presenta in prima mondiale allo stesso festival bolognese, in concorso nella sezione Biografilm Italia, il secondo capitolo della sua trilogia dedicata all’Ovest americano: Rosso di sera, girato interamente a Las Vegas nei giorni successivi allo scoppio della pandemia di Covid-19 e incentrato su tre personaggi che in modo diverso incarnano l’archetipo americano; il tutto mentre sulla città incastonata nel deserto del Nevada incombe la minaccia di una pioggia di proporzioni bibliche.

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Residente negli Stati Uniti, Mengotti si trovava nella “città del peccato” simbolo dell’American Dream e stava progettando di girare un documentario sulle elezioni americane del 2020, quando è arrivata la pandemia sconvolgendo la vita a tutti. Alcune delle prime scene del doc sembrano uscire da un episodio di Ai confini della realtà: le luci dei casinò continuano a lampeggiare, gli altoparlanti continuano a diffondere i loro annunci, ma per le strade non c’è traccia di anima viva. “Come sarebbe a dire che non posso andare a lavorare?”, chiede alla polizia un sosia di Elvis vestito di tutto punto e con le basette incollate di fresco. Mengotti ci introduce quindi i tre personaggi principali del film: c’è Steve, che con la sua compagna vive nel sistema di drenaggio sotto la città, in un tunnel con vista sugli scintillanti palazzi di Las Vegas, e la cui preoccupazione più grande non è tanto la pandemia, quanto l’arrivo della pioggia che rischia di inondare il suo rifugio di fortuna appena tinteggiato; c’è Mike, medico instancabile che combatte in prima linea durante la crisi sanitaria, facendo un tampone dopo l’altro nei parcheggi e informando la gente sulle precauzioni da prendere, mentre il numero dei positivi al virus sale; e poi c’è la biondissima Mindy, ex attrice di B movie, impegnata nella sua campagna elettorale come aspirante candidata del Partito Repubblicano in Nevada, fanatica delle armi e portavoce di chi considera il lockdown un attentato alla libertà personale (e invoca la seconda guerra civile).

Slot machine che macinano soldi, strade invase da povera gente abbandonata a se stessa, arringapopoli al grido di “non credete ai media!”, "salviamo il paese dalla tirannia!”, “è tutta colpa dei comunisti”. In poco più di un’ora, Mengotti riesce a restituire le diverse facce di una società americana contraddittoria e spiazzante, semplicemente osservandola, mostrando una straordinaria abilità nel catturare immagini significative e lasciare che queste parlino da sole. In un crescendo che vede montare le proteste dei seguaci di Trump in parallelo a un cielo sopra Las Vegas che si fa sempre più plumbeo e minaccioso, a predicatori di ogni sorta che recitano passi biblici e invocano l’Apocalisse – il tutto mentre Mike continua a cercare di salvare vite umane affidandosi alla scienza – Rosso di sera è un testimonianza preziosa e incisiva dell’atmosfera dei primi giorni di pandemia in quella parte d’America e di come si è arrivati qualche mese più tardi al famigerato e folle assalto a Capitol Hill.

Rosso di sera è una coproduzione Italia/Stati Uniti guidata da Le Talee e Smoke & Mirrors, in collaborazione con Rai Cinema.

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