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Recensione: Il Posto - A Steady Job

di 

- Il documentario di Mattia Colombo e Gianluca Matarrese è un piccolo film su un piccolo sogno, quello degli infermieri italiani in cerca di un lavoro stabile

Recensione: Il Posto - A Steady Job

Il Posto – A Steady Job [+leggi anche:
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, proiettato di recente sia a Visions du Réel che a Hot Docs, è un piccolo film su un piccolo sogno. I suoi protagonisti in realtà vogliono solo una cosa: un lavoro. Vogliono guadagnare soldi facendo qualcosa che sanno fare, qualcosa per cui hanno studiato e, possibilmente, sentirsi al sicuro per una volta nella vita. Ma questo è il problema dei sogni: sono difficili da realizzare, indipendentemente da quanto grandi siano. Per come queste persone ne parlano – e in realtà lo sottolineano brutalmente – è come se si trattasse di vincere alla lotteria. Qualcuno è destinato ad essere fortunato, ma probabilmente non sarai tu.

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Se suona un po' cupo è perché questo film, diretto da Mattia Colombo e Gianluca Matarrese, conosce fin troppo bene come funzionano le cose. Mentre gli infermieri italiani, principalmente del Sud, prendono i loro autobus notturni per sostenere un esame statale al fine di ottenere una posizione stabile, sanno che le probabilità non sono a loro favore. Ma qual è la vera alternativa? Disoccupazione, frustrazione o forse un'altra occupazione, visto che uno dei personaggi, un infermiere qualificato, si occupa ora di questo business bus-esame. Ma ha anche dei sogni ed è difficile per lui lasciarli andare completamente.

Colombo e Matarrese cercano comunque di assicurarsi che questa storia non sembri troppo deprimente da sopportare: queste persone saranno pure rassegnate o semplicemente amareggiate, ma cercano anche di tenere la testa alta e di ridere. Chattano con estranei, condividono suggerimenti e cercano di dimenticare per un momento che anche loro sono concorrenti. In definitiva, è un road movie, in cui raramente si lascia il veicolo e in cui si osservano i cambiamenti d'umore a bordo. Tuttavia, è fondamentale vedere l'esame vero e proprio alla fine per rendersi conto di quanto difficile, o qualcuno potrebbe dire folle, questa impresa sia davvero. Vedere questa massa di persone, tutte ugualmente determinate, è a dir poco travolgente, eppure loro vanno avanti. Con i loro familiari che aspettano pazientemente in macchina o che si prendono cura dei bambini piccoli.

Essendo una storia locale, che sottolinea le divisioni esistenti tra Nord e Sud, Il Posto – A Steady Job riesce a dire qualcosa sullo stato della sanità – alcune storie qui raccontate fanno eco al recente film finlandese Ruthless Times: Songs of Care [+leggi anche:
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– ma anche sul lavoro oggi in generale, in particolare nel mondo post-pandemico.

Una cosa è trovare un lavoro, un'altra è tenerselo. Qui si parla di quei "fortunati" che riescono a ottenere qualcosa, qualsiasi cosa: non importa che sia sottopagato, temporaneo o non fornisca benefici di base. È così che si apre il campo allo sfruttamento: facendo in modo che nessuno si lamenti o faccia mai domande, semplicemente perché hanno troppa paura di rimanere senza niente e dover salire di nuovo su quel bus notturno, con l’idea del "lavoro fisso", qualcosa di così semplice e noioso, che si allontana sempre di più ed entra nel terreno della fantasia, come una favola che i genitori un giorno potrebbero raccontare ai propri figli. “Una volta studiavi e poi venivi assunto, lavoravi a orario fisso e ti sentivi al sicuro, e poi andavi in pensione. Ora non più. Buonanotte!".

Il Posto – A Steady Job è una coproduzione italo-francese guidata da Altara Films e Bocalupo Films.

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(Tradotto dall'inglese)

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