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FILM / RECENSIONI Italia / Francia

Recensione: Mancino naturale

di 

- Il dramedy di Salvatore Allocca sul mondo del calcio giovanile regala bei momenti ma si affida ad una narrazione edificante che non vuole rompere i codici della solita fiction tv

Recensione: Mancino naturale
Francesco Colella e Alessio Parinelli in Mancino naturale

“Fallimento” è la parola chiave di Mancino naturale [+leggi anche:
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, dramedy diretto da Salvatore Allocca, nelle sale italiane dopo un passaggio in Alice nella Città della Festa di Roma 2021. “Bisogna andarsene da questo posto di falliti” dice Isabella, la mamma del protagonista dodicenne Paolo (l’esordiente Alessio Perinelli), a proposito del quartiere non propriamente residenziale dove abitano a Latina. “Fallito” è l’insulto lanciato dal ragazzo al vicino di casa che gli sta insegnando ad uscire dal suo guscio. Il vicino fa lo sceneggiatore e qui c’è tutta l’ironia autoreferenziale degli autori dello script del film, Emiliano Corapi, Massimo De Angelis, Simone Lenzi con Allocca, nell’alludere ad un mestiere riservato ai sognatori.

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Paolo è dotato di quel sinistro micidiale del titolo e in campo l’unica cosa che lo imbarazza è la mamma a bordo campo che litiga con i genitori degli altri giovani calciatori. Lei - interpretata da una delle attrici più amate dagli spettatori italiani, Claudia Gerini (Sulla giostra [+leggi anche:
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) - spazia tra il coatto, l’arrogante e il disperato ed ha un solo obiettivo: dare un futuro nel calcio al figlio, diventare ricca, tirarsi fuori da quella vita di fallimento. Non le importa che il bambino sia triste, che vada male a scuola, che si isoli dai compagni di classe, che senta la mancanza del padre morto d’infarto a soli 40 anni. Sembra una versione distorta del personaggio fresco di Oscar di Will Smith/papà delle sorelle Williams in King Richard, ma senza i 12 milioni di dollari offerti dalla Rebook. Qui è lei che deve pagare per far entrare il figlio nel difficile mondo del calcio (“metafora della vita”, Jean-Paul Sartre docet). Il talent scout Marcello (Massimo Ranieri, reduce dal “regale” ruolo da protagonista in Riccardo va all’inferno [+leggi anche:
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) sulla fronte ha scritto “io imbroglio la gente”, ma l’unica a non vederlo è Isabella. Lui le propone una partita in cui ci saranno degli importanti osservatori di squadre di serie A: bisogna sganciare 6.000 euro per partecipare e ungere gli ingranaggi del reclutamento. Lei è come un giocatore d’azzardo compulsivo e farà di tutto per trovare quei soldi e lo spettatore a quel punto decide che Isabella è una donna con pochi scrupoli e una cattiva madre. Claudia Gerini sa però come infondere anche tenerezza in questa giovane vedova in cerca di riscatto sociale.

A far breccia nello stretto cerchio magico/tossico madre-figlia c’è il vicino di casa-sceneggiatore di serie tv Fabrizio (il bravo e sempre ironico Francesco Colella, 3/19 [+leggi anche:
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), a cui viene affidato il compito di tenere il ragazzino mentre la madre è in cerca di danaro. Fabrizio regala a Paolo pillole di verità (“la cosa peggiore è rubare un’idea a qualcuno”) e gli instilla l’amore per lo studio (stabilendo un legame con Il campione [+leggi anche:
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intervista: Leonardo D’Agostini
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di Leonardo D’Agostini) e la lettura. Il nascere di questo legame ci regala i momenti migliori del film. Ma in seguito, spostando il campo d’azione a Vicenza ma senza darci mai nessun senso del territorio in cui la storia si ambienta, Mancino naturale entra nella zona grigia di quel cinema che guarda ad un pubblico “televisivo” (e su questo c’è una gag autoindulgente nel film) e si avvita in una narrazione edificante, consacrata alle famiglie in cerca di parabole fiction che non hanno voglia di rompere i codici e misurarsi con stilemi e linguaggi nuovi.

Mancino naturale è una coproduzione italo-francese di Emma Film e Promenades Films in collaborazione con RAI Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di CNC, Lazio Innova, Regione Veneto. Nelle sale italiane dal 31 marzo con Adler Entertainment.

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