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BERLINALE 2022 Encounters

Recensione: The City and the City

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- BERLINALE 2022: Il film di Syllas Tsoumerkas e Christos Passalis è un mix stilisticamente eclettico di documentario, fiction e saggio, che racconta la storia dello sterminio degli ebrei a Salonicco

Recensione: The City and the City

Il quarto lungometraggio del regista greco Syllas Tsoumerkas e il debutto alla regia per l'attore Christos Passalis, The City and the City [+leggi anche:
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scheda film
]
, presentato in anteprima mondiale nella sezione Encounters della Berlinale, è un mix stilisticamente eclettico di documentario, fiction e saggio unito dal suo tema: lo sterminio della popolazione ebraica di Salonicco.

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Prima degli anni 1930, gli ebrei erano la comunità dominante in città. Alla fine degli anni 1920, l'afflusso di rifugiati greci dall'Asia Minore alterò la struttura della popolazione, e insieme ai locali, essi fondarono l'Unione Nazionalistica Greca antisemita. Sostenuti dal primo ministro Venizelos e dai giornali locali, iniziarono a perseguitare gli ebrei. La Germania nazista occupò il paese nel 1941, e nel 1943 gli ebrei furono spinti in un ghetto, uccisi nei campi di concentramento locali e inviati ad Auschwitz. Il 96% dei 55.000 abitanti ebrei fu sterminato.

The City and the City è cronologico nella sua struttura a sei capitoli e nei suoi sottotitoli che descrivono gli eventi chiave. Ma il film stesso passa costantemente tra diverse epoche e stili di ripresa. Una linea temporale, girata per lo più in bianco e nero, inizia negli anni '30 e segue una famiglia ebrea i cui membri sono, insieme ad altri, interpretati da Vassilis Kanakis, Angeliki Papoulia e Niki Papandreou.

Un'altra linea temporale è la Salonicco dei giorni nostri, sulla quale vengono trasposti gli eventi degli anni Quaranta. Un incidente del 1942, quando 9.000 uomini ebrei furono umiliati per ore dagli ufficiali tedeschi nella piazza della Libertà, è ricostruito nello stesso luogo. Ma nella prima inquadratura, in bianco e nero, vediamo che questo è ora un cantiere e sullo sfondo c'è una strada con automobili e autobus decisamente moderni. L'immagine passa poi al colore, e assistiamo all'abuso in primo piano, con strane inquadrature sfocate in cui si vede chiaramente solo la persona sotto costrizione, mentre i bulldozer girano intorno agli attori. Gli unici segni dell'epoca sono i costumi.

Ci sono diverse ricostruzioni di questo tipo nel film. Quando il personaggio interpretato da Kanakis ritorna dal campo di concentramento, sua sorella, interpretata da Papandreou, lo abbraccia sul marciapiede della città di oggi, in una scena filmata e montata come un moderno film d'essai.

Un'altra sezione che entra nel film sembra la più libera, ed è difficile stabilire a quale epoca appartenga. È anche rimossa dallo spazio fisico specifico - tutti gli altri luoghi sono ordinatamente identificati e descritti in titoli narrativi. Proprio alla fine del film, apprendiamo che siamo nel 1983. Potrebbe essere una sorta di terra della memoria: entrambi i registi sono nati a Salonicco nel 1978, e plausibilmente questo segmento potrebbe rappresentare i loro ricordi.

Anche se si può dire che il film è sperimentale, e a volte vira in territori irriconoscibili, il montaggio di Yorgos Zafeiris lo tiene mirabilmente insieme. Inoltre, tiene lo spettatore impegnato, a volte sentendo anche una tensione in questo "dialogo" tra la città e la città. I fatti storici, alcuni dei quali sono probabilmente sorprendenti anche per i cittadini di Salonicco, forniscono l'ancora alla quale possiamo legare le impressioni e le emozioni suscitate dalle parti romanzate e dalle rievocazioni. Il lavoro creativo di Simos Sarketzis fa sì che questi ultimi non sembrino mai un documentario televisivo, ma piuttosto dei ricordi. Alla fine, The City and the City è davvero incentrato sulla geografia della memoria e ancor più sulla Salonicco di oggi che su quella del passato.

Il film è una coproduzione tra la compagnia con sede ad Atene, Homemade Films e l’Opera Nazionale Greca, in collaborazione con il Festival di Thessaloniki.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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