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BERLINALE 2022 Forum

Recensione: Rewind & Play

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- BERLINALE 2022: Alain Gomis viaggia nel 1969 per presentare un rivoltante filmato francese inedito di un'intervista con il musicista jazz Thelonious Monk

Recensione: Rewind & Play

Qualsiasi artista famoso può confermare che rilasciare interviste può essere un compito difficile. Per Thelonious Monk, famoso pianista e compositore jazz afroamericano e pioniere di questo genere musicale, affrontare le telecamere il 15 dicembre 1969 sul piccolo palco di uno studio è stato straziante. Eppure, era solo una delle tante situazioni del genere che il talentuoso e bizzarro Monk ha dovuto sopportare durante la sua carriera. Nel suo lungometraggio Rewind & Play [+leggi anche:
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, presentato in anteprima mondiale alla Berlinale nella sezione Forum, il regista Alain Gomis, presente in concorso ufficiale nel 2017 con Félicité [+leggi anche:
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, porta alla luce materiale di repertorio mai visto per svelare il funzionamento interno di un programma televisivo da una prospettiva completamente nuova.

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"Thelonious Monk scrisse questo pezzo all'inizio degli anni 40, ma dovette aspettare fino al 1958 per diventare famoso tra gli amanti del jazz". È una narrazione ovvia quella che sta esprimendo Henri Renaud, pianista jazz e conduttore del programma "Jazz Portrait". Monk è seduto accanto a lui al pianoforte, lo fissa a disagio a causa della sua totale incomprensione del francese e sorride educatamente. Più tardi il suo viso sarà completamente coperto di sudore e si può solo immaginare quante ore abbia trascorso sotto le luci dello studio a suonare il piano, senza che nessun truccatore nelle vicinanze potesse incipriargli il viso nella giusta tonalità. Monk, artista di talento ma tragicamente incompreso, che Renaud sta cercando di far conoscere al pubblico.

Gomis inizia con il girato di Thelonious Monk e sua moglie Nellie che arrivano a Parigi. Il momento iniziale mostra la coppia che chiacchiera allegramente e fuma sullo sfondo dell’inquadratura. Un giro al bar e le carezze ad un cane consolidano l'idea che Monk non sia un uomo di molte parole. Una considerazione che apre la strada al circo che lo attende per la registrazione dell’intervista.

Renaud, che non è un giornalista professionista, parte con la malaccorta missione di creare un personaggio. C'è sicuramente conoscenza e ammirazione per il lavoro di Monk, sepolte da qualche parte sotto la superficie. Ma "Jazz Portrait" e Renaud sono meno interessati a intavolare una vera conversazione con l'artista che a dipingerlo con tinte piuttosto banali arricchite da inutili frammenti personali. Non è il musicista a parlare del suo rapporto con la musica, della sua carriera o delle sue influenze. È Renaud che che cerca di dominare la storia,  pronunciando lunghi monologhi che riguardano lui stesso spesso e i suoi precedenti incontri.

La scintilla iniziale è un'altra domanda mirata a vittimizzare, in cui Renaud, si chiede se Monk non fosse troppo "avant-garde" per il pubblico francese dei primi anni '50, il che lo porta al ricordo di quanto fosse stato più sfornito di musicisti e di denaro di tutti gli altri. Gomis sottolinea il disagio dell'intervista con tagli aspri, un respiro artificiale e dissonanze rumorose. Crea una sensazione di disagio, una ripetitività da circo che Monk deve affrontare.

Ma in quei momenti, in cui Monk non viene verbalmente messo sulla griglia da Renaud, c'è la bellezza della musica, il linguaggio in cui Monk si esprime al meglio. Con le melodie che crescono e poi si abbassano, tutto svanisce, il chiacchiericcio agitato della troupe diventa solo un fastidio rumore di sottofondo. C'è una bellezza casuale nella registrazione, che cattura i dettagli del viso di Monk, i suoi piedi danzanti, le dita che volteggiano sul pianoforte. E tuttavia i produttori e Renaud gli chiedono ripetutamente di suonare qualcos'altro, una "melodia di tipo medio". Monk sopporta. È una roccia immobile e calma in questo scenario, tollera lo sfruttamento dei media, che è stato una costante di tutta la sua carriera.

Rewind & Play è prodotto da Sphere Films e Andolfi. Supportato da INA, ARTE France – La Lucarne, Les Films du Worso, Schortcut Films, Die Gesellschaft DGS e Le Studio Orlando.

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(Tradotto dall'inglese)

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