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BERLINALE 2022 Panorama

Recensione: L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice

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- BERLINALE 2022: Alain Guiraudie indaga la psiche della Francia profonda attraverso un vaudeville sfrenato, tenero e ironico, sullo sfondo della paura degli attentati e dei migranti

Recensione: L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice
Jean-Charles Clichet in L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice

"Qui stanno succedendo cose molto gravi". Se un marito irrompe in una stanza d'albergo dove sua moglie prostituta sta offrendo (e si sta offrendo) una prestazione sessuale gratuita (un cunnilingus da cui trae enorme piacere) a uno sconosciuto innamorato incontrato per caso quella stessa mattina; se il motivo dell'interruzione è un attacco terroristico a poche strade di distanza (già trasmesso in loop dalla televisione accesa nella stanza), e se per concludere il dibattito (e i gemiti) nonostante le proteste del finto cliente ("non è perché c'è un attentato che tutto deve fermarsi") il marito costringe la moglie a restituire il denaro (quindi a darne di suo visto che la prestazione era gratuita, ma questo è un segreto), ecco lo spettatore perfettamente proiettato nel clima paradossalmente giocoso di L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice [+leggi anche:
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intervista: Alain Guiraudie
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(Viens je t’emmène), il nuovo film di Alain Guiraudie, presentato in apertura del Panorama della 72ma Berlinale.

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È in uno stile apertamente leggero e umoristico che ricorda il teatro di vaudeville, con ripetuti incontri tra personaggi al contempo banali e colorati, una buona dose di derisione ma senza malizia, prestiti quasi parodici dal genere poliziesco (pedinamenti amatoriali, un arresto, una sparatoria) e dalla commedia boulevard (storie di vicinato con tanti squilli di campanello e quanti più equivoci possibili) che Guiraudie dà uno sguardo obliquo a quello che in definitiva è un ritratto molto serio della Francia di oggi.

Perché qui si parla di attentati, paranoie collettive (alimentate dai canali all news), xenofobia e difesa del proprio territorio, anche da parte di coloro che inizialmente sembrano nutrire le migliori intenzioni. Cosa succede infatti in un contesto angoscioso, quando un giovane arabo come Selim (Iliès Kadri), senzatetto, si rifugia per l'inverno nella tromba delle scale del vostro palazzo? Attraverso Médéric (Jean-Charles Clichet), preoccupato ma lacerato dalla sua coscienza e soprattutto totalmente ossessionato dalla sua passione per la prostituta Isadora (Noémie Lvovsky), accadranno molte cose insolite, sorprendenti, persino sbalorditive che coinvolgono i suoi vicini (guidati dall'esilarante Michel Masiero), una collega appiccicosa (Doria Tillier), un criptico duo di receptionist (Miveck Packa e Yves-Robert Viala), un marito molto geloso (Renaud Rutten), un poliziotto iper sospettoso e invadente (Patrick Ligardes), ecc.

Giocando con i cliché e dipingendo un ritratto particolarmente divertente dei francesi contemporanei, in una città di Clermont-Ferrand molto cinematografica, Viens je t’emmène potrà sconcertare coloro che conoscono Guiraudie solo dalle sue ultime due opere (Lo sconosciuto del lago [+leggi anche:
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e Rester Vertical [+leggi anche:
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), ma i fan della prima ora del tono peculiare e libero del regista, che passa dalla stravaganza al realismo, sapranno apprezzare il film come merita.

Prodotto da CG Cinéma, coprodotto da Arte France Cinéma, Auvergne-Rhône-Alpes Cinéma e Umédia, L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice è venduto nel mondo da Les Films du Losange (che garantirà la distribuzione in Francia il 2 marzo).

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(Tradotto dal francese)

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