email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SOLETTA 2022

Recensione : Pas de deux

di 

- Il primo lungometraggio di Elie Aufseesser ci racconta la relazione complessa che unisce due fratelli dai temperamenti e dalle ambizioni molto diverse

Recensione : Pas de deux

Per il suo primo lungometraggio Pas de deux presentato in prima mondiale alle Giornate di Soletta 2022 dove ha ricevuto il premio Opera Prima, il giovane regista svizzero Elie Aufseesser posa la cinepresa su due fratelli poco più che ventenni alle prese con le prime vere sfide della “vita d’adulti”. Provvisti di personalità ed obiettivi quasi agli antipodi, Jon(athan) e Peter (Pan) affrontano la vita con due filosofie ben distinte: l’uno, campione di tuffi e studente modello si concentra sulla sua imminente partenza per gli Stati Uniti dove integrerà la squadra della prestigiosa Columbia Univerity e l’altro, artista giramondo con una spiccata predilezione per i paradisi artificiali si proietta, senza una meta precisa, nel suo prossimo viaggio.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Sebbene così diversi, Jon e Peter mostrano da subito un attaccamento reciproco molto forte che va oltre i confronti verbali che nascono immancabilmente quando, in famiglia, si parla del futuro. Prima della partenza: Jon per New York e Peter per la Giordania, il regista prende infatti il tempo per presentarci la famiglia Suckow formata, oltre che dai due fratelli, anche da una sorella (che per età si situa fra di loro), dalla mamma, dal papà (che però non appare quasi mai allo schermo) e dai due nonni. Ciò che colpisce sin dall’inizio è la libertà con cui i membri della famiglia discutono delle loro aspirazioni: la sicurezza, la riflessione profonda sul senso delle cose per Jon e il godere edonisticamente di ogni singolo istante per Peter. Sebbene la loro mamma, così come i nonni non manchino di esprimere la propria opinione, ognuno dei figli è lasciato libero di vivere la propria vita come meglio crede, senza che le scelte dell’uno siano paragonate a quelle dell’altro.

In un clima multiculturale e multilinguistico (in casa si parla francese, inglese e cinese) che ha forgiato ogni membro della famiglia a modo suo permettendogli di attingere da un bagaglio comune estremamente vasto, Jon e Peter si confrontano senza riuscire davvero a comprendersi. Come giustificare, avendo entrambi avuto gli stessi genitori ed essendo vissuti nella stessa città, due visioni della vita tanto diverse?

Ciò che il film mostra è che a volte sotto la spavalderia di Peter si nasconde un disagio profondo, un desiderio di sfuggire ad un’omologazione che sembra correre più veloce di lui: non è forse un po' semplice dire di voler fuggire a tutti i costi dal paese dove si è nati sapendo comunque di poterci tornare in caso di bisogno? Anche se, come ammette Jon davanti alla cinepresa, suo fratello non sembra interessarsi per niente alla sua vita (che probabilmente trova terribilmente prevedibile) è forse proprio il loro legame la sola cosa (insieme al rapporto profondo che ha con il nonno) che tiene ancora Peter con i piedi per terra. Viceversa è il coraggio e l’istintività di quest’ultimo a dare a Jon il coraggio di superare le sue paure.

Quello filmato da Elie Aufseesser è un pas de deux al contempo intenso e un po' maldestro che mette in avanti la profondità di legami che vanno al di là delle parole. Separati, Jon e Peter fanno delle esperienze molto forti ma è la condivisione a renderle grandiose, è il mix dei loro universi a rendere il duetto davvero intenso.

Pas de deux è prodotto dal regista stesso insieme a Joshua R. Troxler di ToïToï e ToïToï US.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy