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SOLETTA 2022

Le Giornate di Soletta ritrovano il loro pubblico

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- Dal 19 al 26 gennaio il festival riprenderà possesso delle sale cittadine per accogliere ben 157 film la metà dei quali provengono dalla Svizzera romanda, un record storico

Le Giornate di Soletta ritrovano il loro pubblico
Aya di Lorenzo Valmontone e Thomas Szczepanski

Per il primo anno capitanate congiuntamente da Marianne Wirth, David Wegmüller (i due direttori artistici ad interim) e Veronika Roos (direttrice amministrativa ad interim) che rimpiazzano Anita Hugi, le Giornate di Soletta cambiano veste e si lasciano alle spalle un’edizione 2021 forzatamente virtuale. Ad aprire le danze sarà quest’anno Loving Highsmith [+leggi anche:
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 il secondo lungometraggio di Eva Vitija che nel 2016 si era già aggiudicata il Premio di Soletta con il suo film di debutto My Life as a Film – How My Father Tried To Capture Happiness [+leggi anche:
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Se la particolarità di questa 57e edizione (dal 19 al 26 gennaio) è la presenza massiva (praticamente la metà) di film provenienti dalla Svizzera romanda (ma anche dal Ticino): 78 su 157, ciò che salta all’occhio è anche la presenza importante di produttrici donne responsabili di pressoché la metà dei film presenti quest’anno. Un traguardo importante che si spera un giorno ci permetterà di lasciarci alle spalle l’ingombrante costruzione di genere binaria (nel mondo del cinema ma non solo). Il film d’apertura di quest’anno, che getta una nuova luce sella vita e l’opera della scrittrice statunitensi Patricia Highsmith, a lungo residente in Ticino, è in linea con questa prospettiva.

Le tre sezioni competitive: Premio di Soletta, Prix du public e Opera Prima accoglieranno quest’anno otto film ciascuna, fra i quali numerose prime mondiali o nazionali. Per quanto riguarda il prestigioso Premio di Soletta, oltre all’immancabile Olga [+leggi anche:
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intervista: Elie Grappe
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di Elie Grappe, rappresentante della Svizzera nella corsa agli Oscar e a Wet Sand [+leggi anche:
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intervista: Elene Naveriani
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di Elene Neveriani, presentato a Locarno nella sezione Cineasti del presente, ritroviamo ben cinque prime mondiali e una prima nazionale. Fra queste, tre si interessano alla questione della migrazione con prospettive diverse. Aya [+leggi anche:
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 di Lorenzo Valmontone e Thomas Szczepanski si concentra sulla relazione fra due esseri che non sembravano predestinati ad incontrarsi (Lydie e Zimako, giovane immigrato clandestino del Togo), Rotzloch [+leggi anche:
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 di Maja Tschumi che indaga invece il quotidiano di quattro giovani rifugiati alle prese con le proprie naturali propensioni e pulsioni, e À ciel ouvert [+leggi anche:
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 di Charlie Petersmann che ci propone infine una riflessione sulla questione attraverso le esperienze di un gruppo di lavoratori stranieri alle prese con la propria identità multipla. In prima mondiale anche L’art du silence [+leggi anche:
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, secondo lungometraggio del poliedrico Maurizius Staerkle Drux che si interessa alla figura del mimo francese Marcel Marceau e (Im)mortels [+leggi anche:
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 di Lila Ribi, anche lei al suo secondo lungometraggio, in cui si confronta con sua nonna centenaria sulla questione della morte. 

Due prime mondiali invece per il Prix du public: Tout commence [+leggi anche:
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di Frédéric Choffat, già presente a Soletta nel 2019 con il suo primo lungometraggio My Little One [+leggi anche:
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(realizzato insieme a Julie Gilbert) e Une histoire provisoire di Romed Wyder (regista del potente Dawn [+leggi anche:
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) che mette in scena una coppia atipica che si scopre quasi senza volerlo. In prima svizzera invece l’ultimo film dello svizzero-italiano Silvio Soldini 3/19 [+leggi anche:
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che si interessa anche lui allo scontro fra realtà sociali molto diverse che il destino decide di unire. Accanto ai nomi noti troviamo anche due giovani registi al loro primo lungometraggio: Lost in Paradise [+leggi anche:
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di Fiona Ziegler e Whispers of War [+leggi anche:
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intervista: Florian Hoffmann
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di Florian Hoffmann, entrambi incentrati sui tormenti esistenziali dei loro protagonisti a cavallo fra due territori lontani. A completare il gruppo Presque [+leggi anche:
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di Bernhard Campan e del filosofo e scrittore Alexandre Jollien (appena presentato in prima mondiale a Les Arcs), Stand Up My Beauty di Heidi Specogna (Semaine de la critique a Locarno) e The Mushroom Speaks [+leggi anche:
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intervista: Marion Neumann
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di Marion Neumann (Visions du réel, CPH:DOX ecc).

Fra gli otto film in lizza per il premio Opera prima tre sono in prima mondiale: Do You Remember Me? delle documentariste ed attiviste Désirée Pomper e Helena Müller che parla con coraggio del tema della mutilazione genitale femminile, Pas de deux [+leggi anche:
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 di Elie Aufseesser che racconta il legame fra due fratelli dalle aspirazioni diametralmente opposte e Forma del primo movimento [+leggi anche:
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 del ticinese Tommaso Donati. In prima svizzera invece LUX [+leggi anche:
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 di Mateo Ybarra e Raphaël Dubach presentato nell’edizione ibrida de Locarno 2020 e più recentemente al Festival di Documentari di Salonicco. 

L’invitato d’onore di quest’anno sarà l’artista polivalente Jürg Hassler.

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