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ARRAS 2021

Recensione: Si demain

di 

- Julie Moulier impressiona nei panni di una donna distrutta che ricostruisce se stessa intraprendendo un'indagine molto misteriosa nel nuovo film, un road movie, di Fabienne Godet

Recensione: Si demain
Lucie Debay e Julie Moulier in Si demain

"Dall’altra parte del confine. Sto cercando qualcuno che è scomparso". A volte, quando le nostre vite sembrano girare in tondo e lottiamo negli abissi, incapaci di superare le nostre perdite, la minima via d'uscita che si apre davanti a noi può aiutare a tirarci fuori da noi stessi, a far luce sui nostri tormenti, per insegnarci che il nostro dolore risuona in altre dimensioni e che la ricerca dell'alterità (per quanto assurda possa sembrare a prima vista, alimentata da ipotesi e proiezioni immaginarie) nasconde il potenziale per portare nuovo sole nelle nostre vite cupe. È questo il filo conduttore di Si demain [+leggi anche:
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, il nuovo lungometraggio dell'umanista Fabienne Godet, proiettato in anteprima francese al 22° Arras Film Festival e che permette a Julie Moulier (già molto apprezzata in Nos vies formidables [+leggi anche:
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intervista: Fabienne Godet
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, l’opera precedente della cineasta, e recentemente in Enquête sur un scandale d’État [+leggi anche:
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intervista: Thierry de Peretti
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) di dimostrare tutte le sue doti interpretative e una sensibilità fisica immensa.

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"Per quanto tempo andrai avanti così? Sei ubriaca da giorni. Togliti quel tipo dalla testa!". Lena (la belga Lucie Debay) ha molto di cui preoccuparsi quando si tratta della sua amica traduttrice Esther (Julie Moulier) che si sta metodicamente distruggendo fino a sprofondare nella grondaia e finire in ospedale quando non giace prostrata nel suo appartamento, a passare notti insonni e a rileggere senza sosta una lettera di addio.

Ma è il diario personale di una persona sconosciuta che viene lasciato casualmente sulla soglia di casa sua che fornisce a Esther l'impulso di cui ha bisogno per ritrovare lentamente la strada per tornare in superficie. Questa storia immerge Esther nell'estate del 2001 a Tolosa attraverso le parole di una giovane donna disperata, sopravvissuta a un incidente in moto che le ha portato via il suo grande amore ("sopravvivere a te, imparare di nuovo il mondo ma il mondo è vuoto senza di te... Il mio corpo non esisteva più, come cancellato. Volevo morire. Avrei dovuto morire con te"). Confessioni che destano la curiosità di Esther (che non ha mai messo piede a Tolosa) la quale inizia, incoraggiata da Lena, un'indagine a distanza, per poi recarsi sul posto, sempre più ossessionata da questa sconosciuta scomparsa senza lasciare tracce e i cui stati d'animo risuonano in lei come echi del proprio vuoto esistenziale. Seguendo piste tenui costellate di indizi criptici, Esther parte per la Spagna e arriva fino a Lisbona, incontrando per strada un enigmatico autostoppista (Arnaud Valois), una sorta di bellissimo Hermès o deus ex machina che avrà anche un suo ruolo in questa lunga traiettoria circolare.

Dando al suo film la forma di una lettera aperta, lasciata anche all'interpretazione, Fabienne Godet mette a nudo la vulnerabilità in tutta la sua violenza emotiva, solitaria e psicologica. Una radiografia del disagio umano e delle fonti di sopravvivenza (immaginazione, amicizia, strade secondarie, ritorno all’essenziale, sole, nuovi orizzonti, ecc.) celate sotto un involucro quasi poliziesco (una sceneggiatura insieme abile e un po' telecomandata firmata dalla regista, Claire Mercier e Franck Vassal con la collaborazione di Sophie Fillières). Uno strano road movie che cerca di comprendere il processo di accettazione della perdita e della mortalità umana, e che mostra una comprensione profonda del potere del cuore di costruire ponti e di reinventarsi in altre forme e in altri contesti.

Prodotto da Le Bureau, Si demain sarà distribuito nelle sale francesi l’8 dicembre prossimo da Jour2Fête. Le vendite internazionali sono guidate da The Bureau Sales.

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(Tradotto dal francese)

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