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SIVIGLIA 2021

Recensione: ¿Qué hicimos mal?

di 

- Liliana Torres parte nuovamente dall'autofiction per esplorare il suo universo intimo e sentimentale, ma la forma non riesce a dare profondità a ciò che intende raccontare

Recensione: ¿Qué hicimos mal?
Liliana Torres e Xúlio Abonjo in ¿Qué hicimos mal?

Perché perdiamo le persone che amiamo? Quando ha cominciato a rompersi quello che avevamo? Come siamo arrivati ​​a quel punto? Come è successo? Cos'era che ci univa? Era così forte come pensavamo allora? Esisteva davvero quel legame che chiamiamo amore? E, alla fine, cosa abbiamo sbagliato? Queste sono alcune delle domande che si pone Liliana Torres (Barcellona, ​​1980) nel suo secondo lungometraggio, ¿Qué hicimos mal? [+leggi anche:
intervista: Liliana Torres
scheda film
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, attualmente in concorso nella sezione ufficiale del Festival del cinema europeo di Siviglia.

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Sulla scia del suo debutto, Family Tour [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
(2013), il punto di partenza del nuovo film della cineasta catalana è l'autofiction: il proposito di creare un racconto della propria vita, in questo caso delle sue vicissitudini sentimentali passate e presenti. In questa occasione Torres parte da alcune scelte più riuscite rispetto al film precedente. Muovendosi tra i campi della finzione e del documentario, questa volta interpreta se stessa per costruire un racconto della propria vita sentimentale. La protagonista si reca nei luoghi dove si trovano i suoi ex fidanzati per intervistarli per un film. Al momento, il rapporto con il suo attuale partner è a pezzi.

La regista si interroga davanti e dietro la telecamera sul significato di quelle relazioni, su cosa pensava o si aspettava da esse e cosa realmente sono state, cosa avrebbero potuto essere e non sono state, anche sul significato di queste nel presente. La commistione tra elementi reali e fittizi potrebbe servire all'intenzione della regista: rivelare in profondità la propria intimità, cioè con i suoi spazi di verità e ombra, e, in questo modo, raggiungere la grande virtù delle autofiction più interessanti, ossia la capacità di trascendere il puramente soggettivo. In certi momenti ci riesce. Attraverso lo sguardo e i silenzi della protagonista, di ciò che non si dice più di ciò che si dice, ci sono sequenze della sua storia presente che riescono a riflettere i conflitti che solitamente esistono in ogni relazione affettiva.

Tuttavia, le buone intenzioni e le proprie esperienze non bastano. Bisogna andare oltre. Le possibilità della personale scommessa narrativa e formale di Torres non vengono sfruttate poiché non va a fondo di ciò che intende esplorare e narrare, né della verità che intende trasmettere. Quando si assiste agli incontri tra coloro che si suppone si siano amati una volta, oltre alla protagonista, si finisce per chiedersi cosa ci fosse tra loro, se ci fosse qualcosa. Le interviste sembrano limitarsi a svolgere semplicemente una funzione formale nel film, non c'è sentimento nei personaggi. La forma non riesce a trasmettere il mondo emozionale, l'ambiguità, la complessità che forse è esistita ed esiste in quella realtà da cui parte; i dubbi, le paure, i segreti, le distanze, le contrarietà di quelle storie sentimentali.

Forse il problema iniziale sta nel fatto che nonostante la scelta di questi elementi narrativi (le interviste agli ex partner) non esiste una reale volontà di ascoltare l'altro, di esplorare e ricostruire quell'intimità attraverso la propria parola e quella degli altri. Insomma, quello che poteva essere un lucido esercizio di ricostruzione di un'educazione sentimentale, un racconto sulle realtà e le finzioni che esistono nelle nostre storie d'amore, finisce per diventare un dispositivo piatto e superficiale.

¿Qué hicimos mal? è una coproduzione tra Spagna e Messico, delle case di produzione Matriuska Producciones, Avalon PC, Miss Wasabi Films e D-Raíz Producciones.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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