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DOK LEIPZIG 2021

Recensione: among us women

di 

- La regista tedesca Sarah Noa Bozenhardt e il regista etiope Daniel Abate Tilahun esplorano i pericoli affrontati dalle donne incinte nelle zone rurali dell'Etiopia

Recensione: among us women

Il primo lungometraggio documentario della regista tedesca Sarah Noa Bozenhardt e del regista etiope Daniel Abate Tilahun, among us women [+leggi anche:
intervista: Sarah Noa Bozenhardt
scheda film
]
, appena presentato in anteprima mondiale al Concorso Internazionale del DOK Leipzig, analizza la situazione in cui si trovano le donne in gravidanza nelle zone rurali dell'Etiopia. Un film sorprendentemente calmo e tranquillo, che ci mostra essenzialmente la vita di queste donne in modo splendidamente dignitoso.

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I nostri eroi sono la contadina Hulu Ager, 25 anni, e l'ostetrica Endal Gedif, del villaggio di Megendi, nella regione di Debre Tabor. Hulu aspetta il suo quarto figlio e si reca regolarmente al centro sanitario per i controlli, ma come molte altre donne non si fida del sistema statale per partorire. Nonostante gli sforzi dei medici Welela e Sirki, che visitano il villaggio per educare la popolazione, le donne esitano: il tragitto per raggiungere il centro sanitario è lungo e spesso non c'è carburante per le autoambulanze.

Quindi partorire nella capanna del loro villaggio, circondata dai suoi cari e con l'aiuto della sensibila ed esperta Endal, sembra certamente un'opzione più sicura e confortevole per Hulu, nonostante le complicazioni avute con il suo ultimo parto. E Bozenhardt e Tilahun ci mostrano perché: spesso una donna entra in travaglio tra le braccia del marito o di un altro membro della famiglia, in un ambiente familiare e con Endal completamente dedicata ad aiutarla.

Anche se la capanna è condivisa con le mucche della famiglia, il cui numero determina lo status di una persona nel villaggio, e non ha elettricità né acqua corrente, l'ambiente è pulito e arredato con gusto, nonostante le inevitabili taniche gialle con cui si va a prendere l'acqua dal vicino lago. Per come lo presentano i registi, l'evento del parto sembra essere un affare tranquillo nell'Etiopia rurale, con la donna circondata da persone sensibili e premurose.

Nelle varie conversazioni tra le donne, ci vengono ricordate altre questioni che affliggono questa società patriarcale, come la circoncisione femminile, anche se gli uomini appaiono solo occasionalmente e sembrano avere poca voce in capitolo nel film. La stessa Welela afferma di non poter godere del sesso a causa di questa antica usanza, in una vivace conversazione da un parrucchiere dove le donne parlano apertamente di sesso.

L'aspetto più sorprendente del film è il modo in cui i co-registi mirano a immergerci nella vita quotidiana dei personaggi, invece di realizzare un documentario urgente, incentrato su un tema che si presterebbe naturalmente. Si preoccupano di mostrarci la bellezza e la dignità delle loro vite, creando un'immagine idilliaca, in contrapposizione alla solita pornografia della povertà che spesso è presente nei film sulle comunità del terzo mondo in condizioni di scarsa sicurezza. Questo rappresenta un altro pericolo del film: potremmo finire per diventare troppo idealisti. Però le questioni trattate nel documentario sono affrontate principalmente attraverso la visione dei personaggi che le vivono, e se la fotografia di Bernarda Cornejo Pinto cattura vedute piacevoli della savana e del villaggio, completate dalla colonna sonora di Anna-Marlene Bicking, gustosa e ben dosata, e se le persone sembrano vivere in modo dignitoso nonostante ciò che noi percepiremmo come povertà, forse questo pericolo risiede piuttosto nel nostro sguardo occidentale e nel suo intrinseco cinismo.

among us women è prodotto dalla tedesca Evolution Film in coproduzione con Hiwot Admasu e Beza Hailu Lemma per la società etiope Efuye Gela Media Productions.

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(Tradotto dall'inglese)

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