email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VARSAVIA 2021

Recensione: The Albanian Virgin

di 

- Il nuovo film di Bujar Alimani è una storia di rivoluzione femminile ed un curioso studio etnografico delle usanze albanesi

Recensione: The Albanian Virgin

The Albanian Virgin di Bujar Alimani – vincitore del Premio della Giuria Ecumenica e Menzione Speciale al Concorso Internazionale del Festival del Cinema di Varsavia (leggi la news) – è quel tipo di film che si sviluppa lentamente, con un inizio un po' impacciato e un finale emozionante, incantevole. La vicenda è ambientata nell'Albania degli anni Cinquanta e Sessanta – governata da quello che è stato probabilmente il peggior dittatore dell'era della Guerra Fredda, Enver Hoxha – e ha per protagonista Luana, una ragazza volitiva e ribelle. Secondo la rigida legge tribale, Luana deve sposare un uomo scelto dalla sua famiglia e obbedire sia agli anziani che al suo nuovo marito. Ma dopo aver incontrato Agim, che le insegna a leggere e quindi a pensare in modo libero, la ragazza mette in discussione la tradizione secolare. Per il regista Bujar Alimani e in definitiva per il pubblico, Luana è una guida attraverso il codice delle tribù di montagna – che tra l'altro ha ispirato il film polacco Eastern [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Piotr Adamski
scheda film
]
di Piotr Adamski – ma anche attraverso le leggi comuniste in Albania. Entrambe le autorità miravano a prendere il controllo sulla vita delle persone, privandole della libertà di scelta e dell'indipendenza. I comunisti portarono via anche la religione e i libri, in modo che nessuno potesse immaginare un'alternativa alle loro regole. Luana, che ha avuto la fortuna di imparare a leggere, trova il modo di combattere la sua battaglia per la libertà e obbedire allo stesso tempo al codice del villaggio, pagando un prezzo personale molto alto. 

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

The Albanian Virgin è un western femminile (o meglio, eastern) ma con l'idea – fortunatamente obsoleta – che una donna debba essere come un uomo per battere il sistema patriarcale. Il film funziona bene anche come studio etnografico del rigido codice delle tribù montane in Albania, che, come ci ricordano i notiziari di tutto il mondo, non è del tutto estinto. Le donne vengono tuttora costrette a sposarsi contro la loro volontà e uccise se non rispettano l'onore delle loro famiglie.

Il passato e il presente qui si intrecciano, mentre il direttore della fotografia Jorg Widmer blocca spesso la sua macchina da presa su paesaggi montuosi, che possono fornire riparo alla protagonista ma anche essere spietati nella loro bellezza selvaggia. Mentre il destino della famiglia pesa sulle spalle di Luana, l'impatto emotivo del film dipende dalla presenza intensa dell'attrice Rina Krasniqi (che interpreta Luana adulta). La sua performance è feroce e forte ma fa trapelare la fragilità emotiva del personaggio che interpreta. Luana è come un fiore che sboccia su una roccia: la sua unica missione è sopravvivere in un ambiente ostile. Inconsciamente, la protagonista apre anche la strada alle generazioni successive perché mettano radici sempre più profonde al fine di distruggere la roccia dal suo interno.

The Albanian Virgin è prodotto da Elsani Film ed Elsani & Neary Media GmbH e coprodotto da Potemkino, 90 Production Company, Circle Production e ZDF/ARTE. Le vendite mondiali sono gestite da The Playmaker.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese da Virginia Leo)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy