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FILM / RECENSIONI Norvegia

Recensione: Young and Afraid

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- Presentato in anteprima internazionale al Nordisk Panorama, il documentario di Petter Aaberg e Sverre Kvamme è uno sguardo personale, crudo e toccante sulla malattia mentale e sulla nuova generazione

Recensione: Young and Afraid

Sebbene si focalizzi sulla gioventù di oggi  — una generazione che dovrebbe trasudare vitalità e traboccare delle gioie della vita — una minacciosa vena di morte e disperazione percorre il documentario norvegese Young and Afraid, il cui stesso titolo è un ripudio all’epiteto ‘Giovani e senza paura’ che è spesso attribuito all’audacia della gioventù. Ma anche se gran parte del film è avvolto dall’oscurità, è in definitiva un inno al fatto che, alla fine del tunnel, si trovi sempre la luce.

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Nel 2017, il ventiquatrenne Petter Aaberg viene fermato dalla polizia prima di riuscire a suicidarsi, con il volere di porre fine alla sua vita segnata dalle devastazioni della depressione e da questioni irrisolte sulla sua bisessualità. Un suo collega, studente di cinema, nonché migliore amico, Sverre Kvamme suggerisce di realizzare assieme un film per aiutare Petter a rimanere focalizzato su qualcos’altro. Decidono, quindi, di dover andare fuori nel mondo e parlare ad altre persone che sono anch’esse in una condizione di sofferenza con l’idea che parlare e comunicare potrebbe essere di conforto a tutti. Senza avere un piano preciso, a parte quello di vagabondare per Oslo con una videocamera, i due amici intraprendono un viaggio con la speranza di trovare sia anime affini che la possibilità di redenzione.

Dopo un inizio oscuro, i primi momenti di Young and Afraid scivolano quasi in un territorio comico poiché i nostri due registi protagonisti corrono senza meta, provando a imbucarsi alle feste al fine di trovare soggetti da intervistare. Ma dopo brevi incontri con una miriade di tipi strani e partecipanti reticenti, i nostri protagonisti allacciano presto i rapporti con un certo numero di persone con le quali iniziano a condividere storie. Vi è, quindi, Monica il cui passato l’ha portata ad un costante autolesionismo, e Oliver, un componente di una metal band la cui vita è misurata in strisce di coca. Vi è, inoltre, Emma, transessuale e lesbica, apertamente dichiarata e fiera della sua sessualità ma ancora in conflitto con la sua identità, e Cornelia, caduta nella spirale della tossicodipendenza. 

Mentre Petter parla a questo cast di personaggi, inizia a riconoscere i propri problemi e a sentirsi meno isolato. Intraprendendo una nuova relazione, in parte attraverso le riprese del film, Petter inizia a sentirsi più a suo agio con il mondo. Ma la strada da percorrere si rivela essere ancora accidentata per tutti.

Da parte di tutti coloro che sono coinvolti troviamo una schietta onestà. Dopo che Petter inizia la sua nuova relazione con Myriam, la loro vita sessuale è esaminata lasciando poco spazio all’immaginazione. Entrambi Oliver e Cordelia condividono un momento in cui fanno uso di droghe pesanti davanti alla videocamera e quest’ultima entra in overdose, con l’arrivo successivo dell’ambulanza in una scena di disperazione e paura. Normalmente, tutto questo sembrerebbe cadere nel regno del voyeurismo. Eppure Aaberg ha una presenza così tenera, nella quale l’innocenza, la disperazione e un senso di autentica speranza si scontrano, tanto da rimuovere ogni dubbio di sfruttamento. Con la sua natura cruda e grezza — i meccanismi della produzione documentaria sono messi a nudo in tutto — Young and Afraid sembra una sessione di terapia per i protagonisti e, si potrebbe pensare, anche per alcuni del pubblico che guardano il film.

Mentre il film tratta, apparentemente, dei problemi di salute mentale affrontati da Petter e dai suoi compagni, si approfondisce l’etica del documentario e i limiti di come ci si dovrebbe essere coinvolti. Mentre Kvamme assume il ruolo di dietro le quinte per gran parte del film, ci sono vari momenti in cui egli si trova faccia a faccia con la dolorosa realtà che molti dei soggetti  — senza menzionare il suo migliore amico — si trovano ad affrontare.

Dopo aver vinto il premio del pubblico ad Haugesund dopo la sua prima mondiale, e aver ottenuto una menzione speciale della giuria al Nordisk Panorama in seguito alla sua prima internazionale, il film sembra che continuerà ad essere accolto bene nei prossimi mesi. Mentre il successo nazionale e nordico sia in termini di festival che VOD sembra assicurato, anche l’interesse internazionale promette bene.

Il film è prodotto dalla compagnia norvegese Indie Film.

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(Tradotto dall'inglese da Caterina Vallara)

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