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SAN SEBASTIAN 2021 Concorso

Recensione: Una donna chiamata Maixabel

di 

- La riconciliazione è il tema centrale di questo dramma politico contenuto, firmato da Icíar Bollaín e interpretato da un cast di attori eccezionali

Recensione: Una donna chiamata Maixabel
Blanca Portillo e Luis Tosar in Una donna chiamata Maixabel

Icíar Bollaín torna al Festival di San Sebastian dopo aver gareggiato tre anni fa nella sua sezione ufficiale con Yuli [+leggi anche:
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intervista: Icíar Bollaín
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, titolo che ha ricevuto il premio per la miglior sceneggiatura. Non sarebbe strano se anche in questa 69ma edizione del festival basco, la regista di Il matrimonio di Rosa [+leggi anche:
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tornasse lì dove risiede, a Edimburgo, con qualche premio sottobraccio, oltre agli applausi e all'emozione che ha raccolto tra il pubblico di questa città che nelle proprie strade ha vissuto il conflitto narrato da Una donna chiamata Maixabel [+leggi anche:
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: il tentativo di riconciliazione tra fazioni gravemente opposte.

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Basato sul caso reale di Maixabel Lasa, il nuovo film di Bollaín ricrea eventi reali per farli conoscere e, in qualche modo, rafforzare il dialogo necessario in ogni controversia: l'unico modo per porre fine a un problema è costruire ponti tra le parti avversarie... e attraversarli. È quello che fa la protagonista, il cui nome dà il titolo al film, e interpretata con la sua raffinata tecnica recitativa da Blanca Portillo (che prende parte anche alla serie La Fortuna [+leggi anche:
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di Alejandro Amenábar, che verrà proiettata venerdì prossimo a questo festival). Lei – che nella vita non conoscerà mai più la felicità dopo la brutale aggressione subita – accetta di partecipare a un programma per incontrare i terroristi, nello specifico due di quelli che hanno tolto la vita al marito una decina di anni prima: non ha altra scelta, perché, come lei stessa assicura, "sono legata a quelle persone per tutta la vita".

Basandosi sull'ascolto, mettendosi nei panni dell'altro (anche del carnefice), la cineasta madrilena lancia un emozionante appello a favore del dialogo. La giustizia riparativa, in cui si inquadrano gli incontri mostrati da Maixabel, cerca di riparare il più possibile le vittime e di far compiere ai terroristi dell'ETA un ulteriore passo nella loro reintegrazione, ammettendo e chiedendo perdono per il dolore causato: che lascino il carcere pentiti è un altro passo verso la convivenza.

Bollaín (con il sostegno della sua co-sceneggiatrice Isa Campo, nota per il suo lavoro al fianco di Isaki Lacuesta in titoli come La próxima piel [+leggi anche:
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, che ha anche co-diretto) racconta tutto ciò con grinta, integrità e assoluta convinzione in ciò che sta ricostruendo: come la protagonista, ha prima incontrato Luis (magnifici gli sguardi molto eloquenti di Urko Olazabal, che merita un Goya come miglior attore non protagonista) e poi Ibon (Luis Tosar). La comprensibile riluttanza ad accettare gli incontri, la tensione che li precede e le conseguenze che scatenano, punteggiano questa proposta cinematografica che non cade mai in eccessi lacrimosi. E che, come la serie Patria [+leggi anche:
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(anch'essa mostrata dodici mesi fa a questo festival), fa appello alla riconciliazione e alla convivenza: affinché le atrocità del passato non si ripetano.

Una donna chiamata Maixabel è una produzione di Kowalski Films e FeelGood. Delle sue vendite internazionali si occupa Film Factory Entertainment. Il film uscirà in Spagna il 24 settembre, distribuito da Buena Vista Internacional.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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