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VENEZIA 2021 Orizzonti

Recensione: Rhino

di 

- VENEZIA 2021: Il nuovo film di Oleg Sentsov, dopo Numbers dello scorso anno, è un buon connubio tra film di gangster e dramma

Recensione: Rhino

Nel suo nuovo film, Rhino [+leggi anche:
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, il regista ucraino Oleh Sentsov, detenuto per anni dal governo russo, parla di una diversa forma di prigione. La sua precedente opera, Numbers [+leggi anche:
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, presentata alla Berlinale 2020, era ambientata nello spazio metaforico di un palcoscenico teatrale e ruotava anch’essa intorno all'oppressione, ma Rhino, presentato in prima mondiale nella sezione Orizzonti di Venezia, è più vicino alla vita reale e al suo brutto ventre. Sarebbe l'ennesima semplice storia di gangster, se non fosse per la fotografia poetica nel primo capitolo del film, la solida interpretazione dell'esordiente Serhii Filimonov e la scelta del regista di contestualizzare la vita di Rhino tra i cambiamenti sociali e politici che hanno attraversato il blocco comunista negli anni '80 e '90, di cui faceva parte l'Ucraina, tra molti altri paesi. La sua narrazione accattivante e la densità del mondo ritratto sullo schermo lo rendono un film interessante da vedere, ma questi elementi ci consentono anche di comprendere la psiche dell'Homo Sovieticus trasformato in "Homo Capitalisticus".

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Rhino inizia negli anni '80, quando l'Unione Sovietica sta per essere smantellata, ma controlla ancora la vita quotidiana dei suoi cittadini. Incontriamo Rhino, il cui nome ufficiale è Vova (abbreviazione di Vladimir, molto popolare tra gli uomini russi in posizioni di potere nel secolo scorso), quando è un ragazzino, bullizzato dai suoi coetanei. Accidentalmente, cava l'occhio a un ragazzo, che poi diventa la sua risposta a molte delle sue esperienze più avanti nella vita: occhio per occhio, dente per dente. Vova torna a casa, dove, in una poetica inquadratura magistrale – che fa eco a Nostalgia di Tarkovsky, e valorizzata in post-produzione, ma comunque impressionante – vengono raccontati i suoi primi anni.

Rhino cresce in una famiglia modesta: suo padre trascorre la maggior parte della vita di Vova in prigione, suo fratello maggiore presta servizio in Afghanistan, sua sorella si sposa molto giovane e c'è sempre troppa vodka in giro. Quando la perestrojka conquista l'Unione Sovietica, il cosiddetto capitalismo selvaggio invade le strade della cittadina di Vova, e lui e la sua versione gangster, Rhino, diventano una metafora di questo "new deal". Lui e la sua banda di amici delinquenti vagano per le strade, riscuotendo debiti e servendo il padrino della mafia locale. Ma sotto tutti i crimini che commette, Rhino nasconde un'anima morbida e slava, e fa lunghe confessioni a un uomo misterioso in un'auto. Questo elemento del film è un po' problematico, ma serve allo scopo del regista di mostrare la parte umana di Rhino e di presentarlo sia come un beneficiario della nuova era che come una sua vittima. Ma alla fine, non lo siamo tutti?

Rhino è prodotto dalle ucraine Arthouse Traffic e Cry Cinema, ed è coprodotto dalla polacca Apple Film Production e dalla tedesca ma.ja.de Fiction. Le vendite mondiali sono gestite da WestEnd Films.

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(Tradotto dall'inglese)

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