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LOCARNO 2021 Piazza Grande

Recensione: Hinterland

di 

- Il regista austriaco Stefan Ruzowitzky, premio Oscar per Il falsario – Operazione Bernhard, presenta in prima mondiale sulla Piazza Grande di Locarno il suo ultimo film

Recensione: Hinterland
Murathan Muslu (centro) in Hinterland

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, ritratto di un gruppo di soldati reduci della Grande Guerra dove sono stati per lunghi anni imprigionati e torturati in un campo russo, è un film visivamente impressionante che gioca con il digitale proponendo scenografie dal forte sapore distopico. Un impegno estetico che si perde però a volte nei meandri di una storia forse troppo studiata.

Il film di Stefan Ruzowitzky, in prima mondiale sulla Piazza Grande di Locarno, racconta il ritorno di un gruppo di soldati, sfiniti sul piano fisico e psicologico, dalla Grande Guerra. Brutalmente scaraventati in una città che non riconoscono più, la Vienna post impero austro-ungarico, questi si sentono traditi nel profondo, usati da un sistema che gli ha inculcato l’idea che il coraggio, la virilità, la salvaguardia della propria patria sono più importanti di tutto. Ora però, ossessionati da immagini d’orrore, fragili e storpiati nel corpo e nello spirito, devono fare i conti con la realtà: ciò che gli hanno voluto far credere non è che un bluff. Sebbene credano di aver ormai toccato il fondo, questi scoprono ben presto di poter cadere ancora più in basso, giù negli inferi di una mente perversa che li vuole vedere tutti morti.

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Vienna è in effetti abitata da un maniaco che comincia con l’uccidere sadicamente uno di loro prima di prendersela con altri ex militari che si scopre formavano un gruppo molto speciale confrontato con un dilemma a dir poco corneliano. A prendere in mano l’inchiesta è l’ex ispettore della capitale Peter, facente anche lui parte del gruppo di prigionieri di ritorno dal fronte, interpretato da un granitico Murathan Muslu. A spalleggiarlo, come una sorta di alter ego, troviamo l’intrigante Liv Lisa Fries, nelle vesti della sua collega patologa, la dottoressa Körner. Fra omicidi atroci dal grande impatto visivo, dubbi esistenziali sulla possibilità di ritrovare i fili di un’esistenza che sembra ormai scomparsa e difficoltà nello scrollarsi di dosso una mascolinità tossica diventata ormai una seconda pelle, i protagonisti di Hinterland si dimenano come pesci in un deserto (digitale).

Hinterland è stato definito dal direttore del Film Festival Locarno come “un’esperienza visiva unica nel cinema contemporaneo”. Di certo la grafica digitale utilizzata per ricostruire le strade della decadente e grottesca Vienna del 1920, ha dato vita ad un film di grande impatto, soprattutto quando questo è proiettato su uno schermo come quello della Piazza Grande. Detto ciò, l’intento del regista, ossia quello di evidenziare i danni provocati dalla mascolinità tossica, è solo in parte raggiunto. Se certamente il tema della mascolinità egemonica con le sue regole immutabili e l’esaltazione di un coraggio virile che sembra sgorgare dalla biologia stessa dell’“uomo” sono centrali nel film, questo tende però ad essere eclissato da scene a volte un po’ troppo spettacolari come quella finale sul tetto della cattedrale viennese. Più film d’azione che d’introspezione Hinterland conquisterà sicuramente gli amanti di emozioni forti.

Hinterland è prodotto da Freibeuter Film (Austria) e Amour Fou Luxembourg. Beta Cinema si occupa delle vendite all’internazionale.

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