email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

CANNES 2021 Semaine de la Critique

Recensione: Amparo

di 

- CANNES 2021: Una famiglia della classe operaia affronta il peso della coscrizione militare in Colombia, in questo esordio coraggioso di Simón Mesa Soto

Recensione: Amparo
Sandra Melissa Torres in Amparo

Un'opera il cui stile e il cui tono sembrano profondamente debitori dei fratelli Dardenne, Amparo [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
di Simón Mesa Soto riecheggia anche una delle preoccupazioni esistenziali più insistenti degli autori belgi: Qual’è il punto in cui gli adolescenti possono essere ritenuti responsabili dei loro comportamenti e delle loro scelte, come se fossero adulti responsabili e autosufficienti? Mesa Soto adatta questa linea di pensiero a un luogo più movimentato rispetto alla Liegi post-industriale: la quasi infinita guerra civile colombiana, vista attraverso il prisma di una matriarca piena di risorse in cerca di redenzione sia per il figlio travagliato che per se stessa. Dopo la vittoria della Palme d'Or del cortometraggio con Leidi nel 2014, il promettente, anche se imperfetto, lungometraggio d'esordio di Mesa Soto è stato presentato in anteprima quest'anno alla Semaine de la Critique di Cannes.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Per gli spagnoli, il nome "Amparo" è il primo indizio: si traduce direttamente nel sostantivo "protezione", e questo è infatti ciò che motiva ostinatamente il suo personaggio titolare (interpretato dalla non professionista Sandra Melissa Torres) dal primo minuto all'ultimo. In particolare, per proteggere il figlio scapestrato Elias (Diego Alejandro Tobón) dall'essere spedito dall'esercito nazionale colombiano per combattere contro un gruppo ribelle non specificato nella loro pericolosa roccaforte rurale. È il 1998 (il che crea una linea sottile con il presente, dove disordini civili di questa natura continuano ancora oggi), e il governo al potere sostiene una legge draconiana per cui i giovani vengono arruolati nell'esercito se non sono considerati avere un adeguato livello di istruzione o rendimento professionale. La brutalità insensibile di tutto ciò è inpensabile: gruppi di ragazzi in tarda adolescenza vengono sfrattati dalle strade e costretti nel retro di un camion fortificato - una vera immagine di potere autoritario militarizzato e pronto per la guerra.

E così Amparo, con l'onere aggiuntivo di una figlia minore (Luciana Gallego) da un padre diverso, viene inviata in una nobile missione, non per aggredire lo status quo politico, ma per liberare suo figlio da quella che è una missione suicida mal mascherata per questi giovani coscritti. Al di sotto della crudeltà del potere statale ufficiale, trova un mercato nero altrettanto corrotto di doppi affari e profittatori di guerra – membri corrotti dell'istituzione che predano madri sfortunate come lei, continuando il ciclo di sfruttamento. La sceneggiatura di Mesa Soto è un racconto denso, ma ancora spietatamente chiaro, di questo periodo della storia colombiana recente, strettamente ispirato a un'esperienza vissuta dalla sua stessa famiglia operaia.

Gli aspetti della realizzazione del film e della trama sembrano essere meno convincenti del dono del regista per l'autenticità. Mentre la messa a fuoco superficiale e la fotografia con il formato Academy (che ricorda a volte Il figlio di Saul [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: László Nemes
intervista: László Rajk
scheda film
]
) evocano efficacemente la lotta ostinata di Amparo, Mesa Soto non riesce a ottenere un risultato simile lavorando con attori non professionisti. E piuttosto che mettere in evidenza il realismo, le rappresentazioni rigide e poco convincenti dei suoi attori – intonando le loro battute in modo monotono e non sovrapponendo mai i loro dialoghi - non riescono a mantenere un tono accuratamente modulato di cui un film come questo ha bisogno.

Inoltre, Mesa Soto a volte sembra insicuro su dove portare i suoi personaggi e come concludere i loro archi, alternando goffamente tra punirli e incriminarli, o concedendo una simpatica tregua al loro trauma. Se un narratore, nonostante sia ispirato da eventi reali, non appare sicuro del destino e del valore delle sue creazioni – che siano martiri illusi o degni di compassione – come possiamo esserlo noi?

Amparo è una coproduzione tra Colombia, Svezia, Germania and Qatar, prodotto da Ocúltimo Cine, Momento Film,   Flare Film e Medio de Contención Producciones. The Match Factory ne gestisce le vendite internazionali.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy