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CANNES 2021 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: Les Magnétiques

di 

- CANNES 2021: Il primo lungometraggio di Vincent Maël Cardona, che mescola creativamente i generi, richiama l'ardore della giovinezza ai tempi delle radio libere di due fratelli uniti, ma dissimili

Recensione: Les Magnétiques
Thimotée Robart in Les Magnétiques

"Tu eri la voce. Mentre io ero soltanto il fratellino che spingeva i bottoni, ma questo mi stava bene. Lavoravamo alla radio, eravamo dei fuorilegge e ne andavo molto fiero". È il 10 maggio 1981 e in televisione compare il viso del nuovo presidente della Repubblica francese: il socialista François Mitterrand. Presto, le radio FM che si stanno diffondendo saranno legalizzate, ma per il momento Jérôme e Philippe si danno alla pazza gioia nella loro piccola città di provincia, sulle loro onde di Radio Warsaw, esaltandosi sulle note di band come Marquis de Sade, The Sonics, Iggy and the Stooges, piangendo sulle canzoni di Ian Curtis e Joy Division, inventando motivetti e mixando suoni prima di andare a feste in cui si beve, si fuma e si balla ad un bar o all’aria aperta.

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Questa giovinezza che vuole vivere la vita al massimo senza sapere ancora che questo momento è il culmine di un periodo libertario che metterà fine agli anni 80 è al centro del primo lungometraggio di Vincent Maël Cardona, Les Magnétiques [+leggi anche:
trailer
intervista: Vincent Maël Cardona
scheda film
]
, un film che mescola con leggerezza e molta inventiva i generi (dalla cronaca sociale alla commedia, dal dramma al racconto romantico – una ragazza tra due fratelli), che è stato presentato alla 53ma edizione della Quinzaine des Réalisateurs (nell’ambito del 74° Festival di Cannes).

Philippe (Thimotée Robart) e Jérôme (Joseph Olivennes), che vivono e lavorano insieme al loro padre che fa il meccanico, sono lo yin e lo yang, il primo è timido (ma un piccolo genio del suono) mentre il secondo rappresenta il centro dell’attenzione e dell’agitazione locale. Il fratello maggiore esce anche con Marianne (Marie Colomb), venuta da una regione di Parigi per fare un anno di pratica come parrucchiera e della quale Philippe si è segretamente innamorato. L’atmosfera è tuttavia ricca di entusiasmo e di forte complicità (il fratello minore mette spesso a letto un Jérôme completamente sbronzo, il cui comportamento fa arrabbiare il padre). Ma sono ancora gli anni del servizio di leva obbligatorio e Philippe non riesce, malgrado tutti i suoi sforzi, a farsi riformare P4 (problemi psichici, riutilizzato alla radio come P for Peace) e così viene inviato per un anno a Berlino per svolgere il servizio militare. Poco prima della sua partenza, Marianne gli invia alcuni segnali incoraggianti… Philippe riuscirà a trovare la sua voce, le sue onde, in un mondo di maschi alfa? E cosa succederà in sua assenza?

Dinamico, caratterizzato da un innegabile potenziale di simpatia (due bravissimi attori principali) e ricco di passaggi piuttosto divertenti, Les Magnétiques utilizza a meraviglia la musica in diverse forme molto creative al fine di rendere la storia più viva. Giocando tutte le sue carte con un coraggio confortante (malgrado una leggera mancanza di originalità finale), il film tratta per vie traverse anche di un passaggio generazionale nascente, dei limiti di un’esistenza provinciale, di un mondo geopolitico in piena gestazione (le muse della musica underground mondiale si riuniscono a Berlino Est), di tempi che lasciano presagire la morte di Bob Marley… Il regno dei K7 e dei vinili era quasi giunto alla fine, e si profilava l’età adulta con le sue scelte talvolta drammatiche o deprimenti, i suoi idilli svaniti. Ma non dimentichiamoci delle parole cantate dai The Undertones, "Teenage dreams so hard to beat".

Prodotto da Easy Tiger e Srab Films, e coprodotto dalla società tedesca Elemag Pictures, Les Magnétiques è venduto a livello internazionale da Indie Sales.

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(Tradotto dal francese da Ilaria Croce)

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