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NIFFF 2021

Recensione: The Feast

di 

- Il film del gallese Lee Haven Jones è una favola sconvolgente dominata da una natura che si ribella violentemente contro i suoi aguzzini

Recensione: The Feast
Annes Elwy in The Feast

Il primo lungometraggio di Lee Haven Jones The Feast [+leggi anche:
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scheda film
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, i cui dialoghi sono interamente in gallese (fatto abbastanza raro per essere sottolineato), sorprende e affascina grazie ad un’atmosfera al contempo inquietante e poetica che risucchia lo spettatore in un vortice di orrore dal quale è impossibile sfuggire. Dopo essere stato selezionato nella sezione Midnighters del SXSW 2021 (edizione virtuale), il Neuchâtel International Fantastic Festival (NIFFF) accoglie quest’anno nel suo Concorso internazionale questo primo ammaliante lavoro venuto dal Galles, un condensato efficace e deliziosamente destabilizzante di crudeltà e bellezza, di realtà e sovrannaturale come a volerci ricordare che nulla in fondo è come appare e che le zone d’ombra possono in ogni momento prendere il sopravvento. Lee Haven Jones mette in scena le contraddizioni della nostra società basata sul profitto e la distruzione di una natura che crediamo appartenerci di diritto. Cosa accadrebbe se questa decidesse di ribellarsi? Quali sarebbero le conseguenze? Con The Feast il regista gallese cerca di rispondere a queste domande proponendo una sua personale versione dei fatti. Il risultato è potente e spaventoso, un avvertimento sanguinario in sintonia con le problematiche ambientali che abitano il nostro quotidiano.

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Una famiglia in apparenza senza storie prepara un banchetto in una lussuosa dimora nella campagna gallese. Questo quadretto perfettamente in linea con le ambizioni della tipica famiglia eteronormativa patriarcale è intaccato dalla presenza inquietante di una discreta domestica, Cadi (affascinante e magnetica Annes Elwy) assunta per aiutare la padrona di casa a preparare la pantagruelica cena. Scopriremo in seguito che i due figli nascondono in realtà personalità socialmente disturbanti: Gweirydd vive esclusivamente per il triathlon oltre ad essere impregnato da un narcisismo che si trasforma in ossessiona maniacale e Guto sogna di scappare dalla casa di campagna dove i genitori l’hanno “messo in castigo” per continuare la sua vita di eccessi a Londra. Gli invitati sono un uomo d’affari locale che ha aiutato la famiglia ad arricchirsi in modo illecito e una vicina agricoltrice che i padroni di casa vorrebbero convincere a cedergli una parcella di terra considerata dalla comunità locale come sacra e intoccabile.

The Feast è un film che sviluppa il suo lato oscuro poco a poco, senza fretta, in una sorta di caccia al topo con il pubblico che, cosciente del pericolo, cerca di nascondersi pur sapendo che verrà catturato. L’atmosfera sempre più angosciante del film è amplificata da un universo sonoro destabilizzante che unisce silenzi e canzoni tradizionali gallesi (indimenticabile la cantilena intonata da Cadi mentre prepara la cena). Lee Haven Jones preferisce limitare i dialoghi all’essenziale lasciando agli attori lo spazio necessario per esprimere corporalmente i loro spesso angoscianti e angosciosi stati d’animo. La villa iper moderna nella quale vive sporadicamente la famiglia (la maggior parte del tempo lo passano nella frenetica e glamour Londra), sorta di bunker tecnologico in contrasto palese con la natura selvaggia che l’attornia, diventa lei stessa personaggio. La sua sfrontata e violenta presenza, l’assenza di interazione con il paesaggio che ne accoglie le fondamenta, diventa metafora delle ambizioni della famiglia che la abita, pronta a tutto pur di arricchirsi e di imporre il proprio dominio consumeristico. The Feast può essere visto come un’eco vendetta perversa nella quale la natura riprende il potere mostrando il suo lato combattivo e glorioso.

The Feast è prodotto da Joio, da un’iniziativa Ffilm Cymru Wales supportata da S4C e BFI, Fields Park e Great Point Media in associazione con Melville Media. Bankside Films ne possiede i diritti all’internazionale.

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