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FILM / RECENSIONI Francia

Recensione: I cieli di Alice

di 

- Chloé Mazlo firma un'opera prima molto originale, piena di fascino, che tratta la storia del conflitto libanese attraverso un amore, una famiglia e un approccio poetico e malinconico

Recensione: I cieli di Alice
Alba Rohrwacher in I cieli di Alice

Molti film sono stati duramente colpiti dalla crisi del Covid-19, costretti a rimanere interminabilmente ai blocchi di partenza con date di uscita sempre posticipate, prima di uscire praticamente alla rinfusa nelle sale mentre altri eventi e produzioni si profilavano all'orizzonte. Tra queste opere un po' sacrificate dai nostri tempi, alcune però meritano davvero la nostra attenzione, ed è il caso di I cieli di Alice [+leggi anche:
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, primo lungometraggio della francese Chloé Mazlo, etichettato dalla Semaine de la Critique di Cannes 2020 e che arriva finalmente nelle sale francesi il 30 giugno, distribuito da Ad Vitam.

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"Voglio percorrere con te la via che conduce al cielo". Siamo a Beirut, negli anni ‘50, e Alice (l'italiana Alba Rohrwacher), scappata dalla sua famiglia svizzera per lavorare in Libano in una famiglia di espatriati, incontra il giovane astrofisico universitario Joseph (Wajdi Mouawad) la cui ambizione è quella di costruire un razzo per mandare uno dei suoi connazionali sulla Luna. Amore delicato, matrimonio, nascita di una figlia, il tempo vola felice fino al 13 aprile 1975 quando in città scoppia una sparatoria. È l'inizio della guerra civile… Un conflitto che sconvolge gradualmente l'intera esistenza di Alice e Joseph, della figlia Mona, e del resto della famiglia che viene a rifugiarsi nell'appartamento presto sovraffollato dei due protagonisti ("è come un hotel, qui dentro!"). Al ritmo delle trattative che filtrano attraverso la radio e degli scontri che si intensificano, rendendo sempre più minacciosa la vita quotidiana, sorge una domanda cruciale: andare o restare? Una scelta che rivela disaccordi profondi nella coppia, anche al di là dei sentimenti...

"Creare, nonostante tutto, dei momenti magici". Trattando un tema storico così drammatico, Chloé Mazlo avrebbe potuto intraprendere strade segnate da molti film che si immergono nella guerra dal punto di vista del microcosmo familiare. Ma la regista, che proviene dall'animazione, è un’artista con una personalità davvero singolare e realizza un film molto personale, in uno stile inimitabile. Attraversato da momenti di animazione in stop-motion poetici e molto artigianali, Sous le ciel d'Alice costruisce un universo immaginario in un appartamento con decori affascinanti, e la patina del Super 6 (lavorato meravigliosamente dalla direttrice della fotografia Hélène Louvart) offre uno sfondo perfetto per far fiorire il talento di Alba Rohrwacher e il cuore di questa affascinante storia (la sceneggiatura è scritta dalla regista con Yacine Badday) in cui si intrecciano destini individuali e sconvolgimenti collettivi, come una serie di foto di famiglia che descrivono in dettaglio un viaggio nel tempo verso un paradiso trovato prima di essere perduto.

Prodotto da Moby Dick Films e coprodotto da Arte France Cinéma, I cieli di Alice è venduto nel mondo da Charades.

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(Tradotto dal francese)

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