email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FILM / RECENSIONI Italia / Francia

Recensione: Il cattivo poeta

di 

- L’esordio senza grandi guizzi di Gianluca Jodice racconta con gli occhi di un giovane fascista il duello a distanza tra Gabriele D’Annunzio e Mussolini

Recensione: Il cattivo poeta
Sergio Castellitto e Francesco Patané in Il cattivo poeta

Il rapporto tra il grande poeta Gabriele D’Annunzio e il fascismo è stata oggetto di numerosi studi storici e descritto nel dettaglio in un libro recentissimo di Raffaella Canovi (Bibliotheka Edizioni), in cui l’egocentrico individualista e libertario “Vate” viene definito come uomo al di là della destra e della sinistra che non poteva aderire ad uno Stato caratterizzato da rigidi inquadramenti e ferree regole restrittive. Soltanto il nazionalismo fanatico lo accomunava a Benito Mussolini.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Vissuto a cavallo di due secoli, il cultore del superomismo, l’esteta rinascimentale e allo stesso tempo sperimentatore ed entusiasta delle novità tecniche, D’Annunzio fu protagonista non solo della scena letteraria, ma anche del costume e della politica europei dalla fine dell’800 fino all’avvento del fascismo. Ma quella fra poeta e il regime fu sempre una relazione ambigua. La propaganda del regime lo sfruttava come simbolo di un glorioso passato, ma considerava il suo fascino e carisma come un vero pericolo che rischiava di offuscare il Duce. Mussolini ne era ossessionato e lo voleva costantemente sorvegliato, censurato, neutralizzato.

Gianluca Jodice, al suo primo lungometraggio dopo una lunga esperienza di corti, documentari e serie tv, sceglie con Il cattivo poeta [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
di guardare questo storico duello a distanza attraverso gli occhi di un giovane uomo, quel Giovanni Comini zelante gerarca fascista di Brescia che nel 1936 viene promosso segretario federale, il più giovane federale d’Italia. L’Impero italiano ha raggiunto la sua massima estensione, la Germania e l'Italia firmano un patto d'alleanza militare. Adolf Hitler, chiamato da D’Annunzio “ridicolo Nibelungo truccato da Charlot”, scatenerà la Seconda Guerra Mondiale nel 1939 e l'Italia sarà disastrosamente al suo fianco.

D’Annunzio - interpretato da Sergio Castellitto con straordinaria verosimiglianza fisica e di spirito - è vecchio, stanco e ammalato. Si è ritirato nella dorata prigione del Vittoriale sulle rive del Lago di Garda, foraggiato dal governo che ne finanzia la costosissima manutenzione. Il “Comandante” è circondato dal fedele architetto Giancarlo Maroni (Tommaso Ragno) e da quattro figure femminili: Luisa Baccara (Elena Bucci), musa e antica amante di D’Annunzio; la francese Amélie Mazoyer (Clotilde Courau), un tempo governante e anch’essa amante del poeta; l’ambigua assistente tedesca Emy (Janina Rudenska); l’infermiera Lina (Lidiya Liberman). Assiduo frequentatore, tanto da diventare un vero e proprio ospite fisso della tenuta, il commissario Rizzo (Massimiliano Rossi), che spia il poeta per conto del regime. Ma per conquistare la fiducia di D’Annunzio e raccogliere informazioni viene inviato dallo stesso Achille Starace (Fausto Russo Alesi), segretario del Partito Nazionale Fascista, il giovane Comini (Francesco Patanè).

Testimone delle repressioni brutali dei dissidenti da lui stesso ordinate, Comini subisce presto il fascino e l’influenza.del poeta. D’Annunzio soddisfa la domanda di padre simbolico che si contrappone al Mussolini padre primordiali che divora spietatamente i propri figli. Quando una ragazza che Comini frequenta rimane vittima della violenza fascista, si realizza il distacco definitivo dall’ideologia fascista (Comini sarà espulso dal partito dopo la morte del poeta). Eppure il giovane coprotagonista del film non riesce mai a elevarsi a figura simbolica di crescita e vera ribellione. Seppure apprezzabile il lavoro minuziosamente filologico del regista, con la ottima fotografia di Daniele Ciprì, lo stesso D’Annunzio è colto nel momento del suo crepuscolo e sono solo citate le gesta che lo hanno reso un’icona immortale. Come il volo su Vienna o l’esperienza forse più “cinematografica” del poeta, la conquista della città di Fiume, trasformata da D’Annunzio in capitale delle avanguardie europee, una sorta di Sessantotto ante litteram in cui convivevano monarchia e anarchia, i costumi erano eccezionalmente liberi, i diritti delle donne erano riconosciuti e l’omosessualità non era condannata.

Il cattivo poeta è una coproduzione italo francese di Ascent Film e bathysphere con Rai Cinema.  Nelle sale italiane dal 20 maggio con 01 Distribution. Le vendite estere sono curate da Rai Com.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy