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CINÉMA DU RÉEL 2021

Recensione: Garage, des moteurs et des hommes

di 

- Claire Simon torna nei luoghi della sua infanzia e si addentra nell'officina locale per far emergere con delicatezza tutta la meccanica umana della città

Recensione: Garage, des moteurs et des hommes

Un piccolo paese arroccato su uno sperone roccioso circondato da colline punteggiate di ulivi, pini e querce. A Claviers, "qualunque cosa tu faccia, hai bisogno di una macchina e l'officina è diventato il posto di tutti". Tale è il microcosmo scelto stavolta da Claire Simon che realizza documentari con cadenza regolare (e che presto ritroveremo con un film di finzione - leggi l'articolo), in uno stile immersivo e umano che con sapienza e finezza intreccia ritratti sociali all'incrocio tra realismo e impressionismo.

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Svelato nell’ambito della competizione francese del 43° Festival Cinéma du réel, Garage, des moteurs et des hommes ha anche un'intima risonanza con la vita e l'opera della regista poiché è cresciuta in quella zona e a Claviers aveva già girato 800 kilomètres de différence (2001), che ripercorreva le vicende amorose adolescenziali di sua figlia con il figlio del fornaio. Si tratta quindi di trasmissione a più livelli: meccanica, perché da Chris’ Auto/Moto ovviamente si effettuano riparazioni senza sosta, ma anche simbolica, perché si passa molto tempo a chiacchierare con clienti famosi e ad ascoltare le conversazioni tra il capo (Christophe) e il suo apprendista (Romaric).

"Ingranaggi folli", camere d'aria, puleggia, motorino di avviamento, albero motore, alberi a camme, ammortizzatori, coppe, bracci trasversali, boccola 13 o 16, pastiglie dei freni, cinghia o finestrino bloccato, sospensioni, aste, ecc.: non serve conoscere tutti i pezzi del puzzle metallico di un'automobile o di una moto per immergersi in una quotidianità percorsa da molteplici problemi da risolvere, in un groviglio di strumenti e un ambiente sonoro molto rumoroso dove spesso bisogna strisciare sotto le macchine o infilare il braccio nel cuore degli ingranaggi. Perché è tutt'altro che facile ("esci da una galera, entri in un'altra"): ci si arrabbia, si impreca, quasi ci si dispera, ma si finisce sempre per trovare una soluzione perseverando e adattandosi. Fuori c'è il sole e la calma, ma dentro Chris’ Auto/Moto c'è un continuo tumulto attorno all'elettrizzante e simpatico Christophe, che deve gestire un flusso infinito di clienti-amici mentre fornisce formazione sul lavoro al suo braccio destro 17enne.

Un ex sindaco che rievoca l'attualità e il passato della politica locale, un’infermiera d’ospedale costretta a saldare il conto in quattro rate, compagni motociclisti di passaggio tra aperitivi e passeggiate sui colli con le loro fidanzate, appassionati di bricolage e beoti, veicoli che hanno urtato un cinghiale o che cominciano a tremare sull'autostrada, giovani e vecchi, una donna incinta, innamorata di Romaric, la moglie e il figlio di Christophe: è il flusso della vita in tutta la sua diversità (per lo più maschile tuttavia) che entra ed esce dal garage, offrendo frammenti di esistenza che la telecamera (e il montaggio) di Claire Simon cattura da molto vicino. Ritratto di un duo, di una città, di una società, Garage, des moteurs et des hommes riesce a posizionarsi dentro gli ingranaggi e a portarvi lo spettatore, da un posto di osservazione che è parte integrante di un insieme molto più grande rispetto alle quattro pareti del garage. Missione compiuta per la cineasta che lascia sul territorio della sua infanzia un'impronta filmica ultra contemporanea e allo stesso tempo una testimonianza basata sulla memoria. Come uno dei clienti che è venuto a cambiare una ruota di scorta, può legittimamente dire: "Posso andarmene a testa alta e dirti ci vediamo presto? Ora posso morire, va bene (ride)".

Garage, des moteurs et des hommes è prodotto da Rebecca Houzel per Petit à Petit Production.

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(Tradotto dal francese)

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