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BERLINALE 2021 Generation

Recensione : Ninjababy

di 

- BERLINALE 2021: Yngvild Sve Flikke sovverte tutti i cliché sulla gravidanza e li prende a bastonate

Recensione : Ninjababy

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intervista: Kristine Kujath Thorp
intervista: Yngvild Sve Flikke
scheda film
]
di Yngvild Sve Flikke, in prima nella sezione Generation 14plus del Berlinale di quest’anno, non mostra apprezzamento per loro. Qua “quella merda fa schifo”. Causa problemi tangibili, la sorprendente gravidanza di Rakel (Kristine Kujath Thorp) è uno di quelli. Molto sorprendente, visto che quando si rende conto del problema, è incinta di sei mesi, e l’aborto è fuori questione, a prescindere da quanto rumorosamente sia richiesto.

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Questo piccolo film molto acerbo e speciale, mette in evidenza il fatto che la pressione di presentare un personaggio femminile che sia “gradevole” è ancora molto presente, in particolare quando si parla di maternità. Soprattutto perché Rakel non lo è – lei è se stessa, senza rimorsi, odiosa e rumorosa, e il suo sbraitare sul “fottuto ninjababy schifoso” non ha niente a che vedere con la rassegnazione beata delle future mamme nei film. Lei sorprende, ed è sicuramente distante dal modello di Juno e Waitress, lo stesso vale per quello di Angelina Jolie, celebrata come il modello matriarcale perfetto da cui tutti dovrebbero prendere ispirazione. È divertente pensare a quanto spesso le gravidanze non volute nel cinema risultino in qualche sorta di rivelazione personale, la scoperta di un amore che va oltre a tutto. Ma a Rakel? A Rakel non interessa per niente.

No, davvero, a lei non interessa. Non è sicura chi sia il padre (“Lo hai fatto con tanti. Sembra tipo Mamma Mia!” – le fa notare allegramente una sua amica, rispecchiando i pensieri di tutti quanti) e preferirebbe tornare ai suoi disegni piuttosto che dover gestire questa bomba che sta per esplodere. Infatti, invece di cercare l’affetto materno che non sente, cerca soluzioni pratiche, rassegnandosi nel frattempo a parlare con il non ancora nato – quantomeno, con la sua fastidiosa versione animata.

Con il dilemma dell’aborto fuori questione, Flikke ci porta su una strada differente, inusuale, anche perché Rakel non si vergogna mai di se stessa nella storia. Vedere tutto questo sul grande schermo – una giovane donna che cerca di capire ciò che è meglio fare per il bambino che apertamente non vuole e per se stessa – è un piccolo miracolo in se per se. E mentre il solo pensiero di un embrione parlante ci riporta al ricordo, che fa sudare freddo, del film del 1989 Look Who's Talking, di Amy Heckerling (nel quale Bruce Willis ha dato voce a un bambino in utero, perché, diciamo, erano gli anni ottanta), questo bambino è molto più schietto, soprattutto quando scopre chi è il padre. “Hai lasciato che questo tipo ti scopasse?!”

In alcuni posti, una donna che non è felice di diventare madre in se per se viene considerato strano (per non parlare di una che si impegna in litigi pieni di profanità con la sua pancia ingannevolmente piccola), il che può ostacolare in qualche modo le possibilità del film. Ma grazie alla sua sfacciataggine molto apprezzata, una buona dose di dolcezza alla fine arriva, sotto forma di un bambino che odora di burro e che dice tutte cose giuste. Nader Khademi merita riconoscimento per il suo ruolo di essere umano praticamente perfetto – anche se si scopre che non pratica davvero aikido, nonostante conosce veramente tante cose su Donatello delle Tartarughe Ninja. Flikke vuole assicurarsi che venga data a tutti quanti una giusta opportunità, visto che i suoi personaggi cambiano, evolvono e vivono. In questo film, potresti essere chiamato “Jesus Dick” una volta, ma questo non significa che rimani tale per sempre.

Ninjababy è stato prodotto da Yngve Sæther per Motlys. Le vendite internazionali sono gestite da TrustNordisk.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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