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SUNDANCE 2021 Concorso World Cinema Documentary

Recensione: Flee

di 

- Il docufilm d'animazione di Jonas Poher Rasmussen sul viaggio verso la salvezza di un rifugiato afghano è narrato in modo sublime

Recensione: Flee

Flee [+leggi anche:
trailer
intervista: Jonas Poher Rasmussen
scheda film
]
, uno dei film d’animazione più affascinanti degli ultimi anni, documenta in modo unico gli strazianti tentativi di un rifugiato afghano di trovare asilo all'estero, e il suo viaggio tutt'altro che lineare. Il regista danese Jonas Poher Rasmussen trova mezzi straordinari per portare alla luce i ricordi del suo protagonista, Amin, plasmandoli in qualcosa di simile a un classico racconto di suspense, eppure radicato nella credibilità del documentario. Una selezione di Cannes 2020, Flee ha aspettato sei mesi per avere la sua prima assoluta nel concorso World Cinema Documentary al Sundance di quest'anno (dove è stato uno dei film più ammirati dell'intero festival) e anche al Festival di Göteborg.

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Uno degli elementi più sottili, dei tanti che adornano questo film, arriva nei minuti iniziali, quando Amin (uno pseudonimo, come per tutti gli altri personaggi principali, per proteggere il suo anonimato) si accomoda su un divano mentre si prepara a narrare la sua grande storia a Rasmussen. Poi, proprio mentre anche noi tra il pubblico ci stiamo sistemando, un ciak si libra nell'angolo dell'inquadratura; i due personaggi principali ridacchiano e ricominciano la scena. E tutto questo è reso in un’animazione disegnata a mano, con le linee oblique e le imperfezioni di uno schizzo. In quale realtà siamo qui? È proprio la realtà soggettiva e la natura delle nostre percezioni ad essere uno dei temi chiave di questo film. L’idea magistrale di utilizzare l'animazione per illustrare, letteralmente, la storia di Amin riesce a far sì che il suo splendore colorato e le esagerazioni spaziali ci trasmettano la sensazione di "accedere" effettivamente alla memoria, un po' come i livelli di realtà nel lavoro di Christoper Nolan.

A differenza di molte narrazioni sui migranti nel cinema contemporaneo, Flee si svolge in un momento storico precedente – le ultime fasi della guerra afghano-sovietica alla fine degli anni '80 – in cui la fuga dei cittadini si rese necessaria, sebbene l'affinità con la moderna crisi dei rifugiati sia ovvia. Amin (qui, nella sua prima adolescenza) si è trasferito dall'Afghanistan, insieme alla sua fragile madre e a tre fratelli maggiori, in Russia, l'unico paese che li avrebbe accolti. Eppure questa è solo una soluzione temporanea, con i loro visti russi in scadenza e il paese in subbuglio dopo la caduta del comunismo. La maggior parte del film segue i tentativi progressivamente sfortunati e kafkiani di Amin di stabilirsi in un paese dell'Europa occidentale più sicuro. Tuttavia una persona non è definita unicamente dal suo status politico, e un filo conduttore della storia è anche la fiorente sessualità queer di Amin.

L'animazione, realizzata da Sun Creature Studio con sede a Copenaghen, non ci allontana dagli eventi viscerali che si stanno svolgendo. Le sequenze iniziali di Kabul nei primi anni '80 sono una festa di colori e dettagli esuberanti, accompagnate musicalmente da "Take on Me" degli A-ha – che, ovviamente, aveva un famoso videoclip animato. Poi, le strade labirintiche di San Pietroburgo appaiono sempre come se una rivolta di massa vi abbia luogo ogni giorno, e c'è una sequenza in mare su un'enorme nave passeggeri che è davvero mozzafiato.

L'impulso per il film nasce dall'amicizia tra il regista e il personaggio principale: si sono conosciuti durante le superiori, e Rasmussen era sempre curioso di sentirsi raccontare esattamente come Amin fosse finito in Danimarca. La maggior parte di noi ha un caro amico la cui vita sarebbe un soggetto meraviglioso per un film. In questo caso, Rasmussen quell’ipotetico film lo ha fatto davvero, e il risultato è un autentico regalo.

Flee è una coproduzione tra Danimarca, Francia, Svezia e Norvegia. Produce Final Cut for Real, e altre società di produzione coinvolte sono Sun Creature, Vivement Lundi, Most Film, Mer Film, con la produzione esecutiva di Left Handed Films, e Vice Studios. Le vendite mondiali sono gestite da Cinephil.

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(Tradotto dall'inglese)

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