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SUNDANCE 2021 Concorso World Cinema Documentary

Recensione: The Most Beautiful Boy in the World

di 

- Nel loro documentario sulla star di Morte a Venezia Björn Andrésen, Kristina Lindström e Kristian Petri raccontano una storia di bellezza e oggettivazione

Recensione: The Most Beautiful Boy in the World
Björn Andrésen in The Most Beautiful Boy in the World

I registi svedesi Kristina Lindström, famosa per documentari biografici come Astrid Lindgren e Palme [+leggi anche:
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, e Kristian Petri, creatore del recente L163 – film sulla produzione del drammatico Luci d’inverno di Bergman – si sono uniti per realizzare il sogno di qualsiasi cinefilo: The Most Beautiful Boy in the World [+leggi anche:
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. Questo documentario parla di Björn Andrésen, il ragazzo svedese che interpretò il personaggio di Tadzio nel leggendario film di Luchino Visconti Morte a Venezia, ed è stato recentemente proiettato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival, nell’ambito del concorso World Cinema Documentary.

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Nel 1970 Visconti attraversò l’Europa alla ricerca di un ragazzo che potesse incarnare quella bellezza perfetta che Thomas Mann aveva descritto nel proprio romanzo. Un’ingente quantità di materiale di repertorio mostra l’imponente, aristocratico, comunista e apertamente omosessuale regista assieme al ragazzo durante il casting, le riprese, la prima mondiale a Londra, e la conferenza stampa al Festival di Cannes, durante la quale il regista affermò che la bellezza del ragazzo aveva già raggiunto il suo apice.

In seguito a questa esperienza, Björn sembra aver sfruttato la propria immagine per girare il mondo: in Giappone, ad esempio, è stato scelto come modello per rappresentare il personaggio principale del manga Lady Oscar; inoltre, ha vissuto a Parigi per un anno, grazie a un ricco ammiratore omosessuale. Tutto ciò lo ha reso una sorta di icona gay, portandolo a distaccarsi, tuttavia, dall’ambiente che gli stava intorno.

Vedendolo oggi – con il volto scarno e i capelli lunghi e minacciato di essere sfrattato dal suo appartamento di Stoccolma –, ascoltando molte interviste di chi lo ha conosciuto ai tempi d’oro o le parole della sua attuale, più giovane e saccente fidanzata, abbiamo l’impressione che si sia estraniato persino da se stesso.

Chiaramente i registi hanno evitato con cura di mettere ulteriormente a repentaglio la psiche di quest’uomo, per il quale la fama ha comportato un caro prezzo. “Quel film ha distrutto la mia vita” è quanto afferma l’attore – nonostante lui stesso ammetta che ne ha anche guadagnato molto. Considerando tutto questo, il documentario è costruito secondo uno schema molto libero, né lineare né cronologico, e offre più ambiguità che rivelazioni o risposte definitive.

Da un lato, il documentario si focalizza sulla psicologia e la travagliata vicenda personale del protagonista – dalla perdita della madre in tenera età ai mai elaborati traumi della vita adulta – e, dall’altro, si concentra sul tema della mercificazione e sull’idea che la ricerca di un’immagine perfetta conduca alla distruzione dell’immagine stessa. Durante l’audizione Visconti chiese al ragazzo di togliersi la camicia, e la chiara espressione di disagio, mista a un sorriso forzato, nel volto del ragazzo la dice lunga su questo argomento, soprattutto in merito alle analogie e differenze percettive delle società di oggi e di 50 anni fa.

Per controbilanciare le luminose immagini di repertorio, Lindström e Petri ricorrono in modo efficiente alla cinematografia atmosferica e oscura di Erik Vallsten, la quale cattura l’eterea evanescenza di Björn mentre visita l’Hotel des Bains di Venezia e altri luoghi che era solito frequentare a Tokyo e Parigi. Il tutto viene combinato con le sonorità angoscianti e sapientemente confezionate della cantante e compositrice svedese Anna von Hausswolff, creando in questo modo un’atmosfera che a tratti eleva questo documentario al registro di un film horror, genere che  ben descrive i sentimenti provati dal protagonista – il quale di recente ha recitato nel film Midsommar di Ari Aster – in alcuni momenti della sua vita.

The Most Beautiful Boy in the World è prodotto dalla svedese Mantaray Film ed è distribuito in tutto il mondo dalla tedesca Films Boutique

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(Tradotto dall'inglese da Gaia De Antoni)

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