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FILM / RECENSIONI Francia

Recensione: Au cœur du bois

di 

- Claus Drexel firma un nuovo documentario di immersione sociologica, umanista e intima, che dà voce alle prostitute transessuali del Bois de Boulogne

Recensione: Au cœur du bois

"Abbiamo tutti il ​​nostro destino, e se nasciamo con un destino avverso, non ne avremo mai uno migliore". In riva a un lago dove nuotano pacificamente anatre e cigni, nella luce dorata che si riflette sulle foglie autunnali, una donna canta O fado de cada um. Siamo ai margini di Parigi, nel Bois de Boulogne, ed è qui che il regista tedesco Claus Drexel (che vive e lavora in Francia) ha deciso di filmare nel suo caratteristico stile documentaristico (ripresa frontale, con la telecamera fissa all’altezza di chi gli racconta la propria vita) una galleria di personaggi marginali: prostitute, travestiti o transessuali, che hanno fatto del Bois la loro seconda casa e la loro professione (spesso praticata, ma non sempre, al termine di dolorose tribolazioni), uno spazio dove regnano le regole di una tribù piuttosto solidale. Un cinema verità, fatto di ritratti molto intimi che mescolano orgoglio e disperazione e si immergono in profondità sotto la superficie della vulnerabilità, che rende Au cœur du bois [+leggi anche:
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, svelato in anteprima mondiale in concorso nazionale al FIPADOC (online questa settimana) il degno successore di Au bord du monde [+leggi anche:
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(selezione dell’ACID a Cannes 2013) e America [+leggi anche:
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(nominato al César 2019 come miglior documentario).

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Geneviève, Floria, Isidro, Judith, Juliette, Kimberley, Luciana, Lydia, Mélina, Mylène, Florence, Paola, Pirina, Prya, Raquel, Vicky, Yohanni, Samantha: intrecciate nel film da un montaggio molto fluido alternato e intervallato da bellissime riprese atmosferiche del Bois (di giorno e di notte, firmati dal talentuoso direttore della fotografia Sylvain Leser), le storie compongono gradualmente un quadro molto rivelatore e intensamente umano dell'esercizio della prostituzione. Come si è arrivati lì (dal Perù, dal Portogallo, dalle Antille, dal Brasile, dalla ZAD di Notre-Dame-des-Landes o altrove, da un lavoro come commessa o in una casa di riposo), come si trova il proprio posto in questa comunità particolare, come si svolge la propria attività (in un furgone, sotto una tenda o dietro un albero), chi sono i clienti, quali sono i rischi, le sensazioni, i guadagni, la storia del luogo, i cambiamenti amministrativi, la vita privata fuori, ecc.?

Emergono personaggi molto diversi (dalle fantasie giocose all'orgoglio professionale, dalla tristezza al sacrificio per il resto della famiglia, dal vagabondaggio alla disconnessione sensoriale) spesso collegati da un punto comune molto forte che ha a che fare con la loro presenza al Bois: la transessualità. Un desiderio di essere diversi dal genere in cui sono nati che ha causato un rapporto conflittuale con una società innamorata della normalità ("questa è la vita, devi accettarti per come sei e combattere") e generato una relazione ultra personale con i propri corpi.

Sagome e volti che Claus Drexel film e interroga con benevolenza ma senza compiacenza, lasciando emergere naturalmente tutte le correnti emotive forti e profonde, nascoste sotto la corazza della complicata vita quotidiana di queste bellezze di un Bois che sembra essere loro (passano di tanto in tanto soltanto i cavalli dei corsi di equitazione e qualche poliziotto in bicicletta, senza dimenticare ovviamente le auto dei clienti); dei personaggi allo stesso tempo straordinari e infinitamente umani che popolano un mondo a metà tra la tagliente modernità e il racconto fluttuante fuori dal tempo.

Prodotto da Daisy Day Films, Au cœur du bois sarà distribuito in Francia da Nour Films. Le vendite internazionali sono guidate da The Party Film Sales.

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(Tradotto dal francese)

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