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FILM / RECENSIONI Irlanda

Recensione: A Bend in the River

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- Il film di Colin Broderick, presentato in anteprima mondiale a Belfast, è un viaggio malinconico che segue uno scrittore mentre torna nella nativa contea di Tyrone nell'Irlanda del Nord dopo 26 anni

Recensione: A Bend in the River
John Duddy in A Bend in the River

Il secondo lungometraggio di Colin Broderick, un dramma psicologico intitolato A Bend in the River [+leggi anche:
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, è stato presentato in anteprima mondiale al Belfast Film Festival (18 novembre-6 dicembre), a seguito della riprogrammazione del prestigioso raduno nordirlandese dovuta alla prima ondata di coronavirus. Il film segue il suo primo lungometraggio, Emerald City, la storia di una squadra di operai edili irlandesi ambientata a New York.

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La trama di A Bend in the River, scritta dallo stesso regista e ispirata in parte alla sua stessa vita, è incentrata su uno scrittore quarantenne chiamato Matt Donnelly (interpretato in modo convincente da John Duddy), che torna a casa nella contea di Tyrone, Irlanda del Nord, dopo aver trascorso 26 anni a New York. Il ritorno dello scrittore, però, non è così facile come previsto, e presto, l'uomo è costretto a confrontarsi con i tanti fantasmi del suo passato: in particolare, il suo mai dimenticato primo amore, Katie (Kathy Kiera Clarke), suo fratello (John McConnell), un insegnante di scuola violento (un cameo breve ma di grande impatto del compianto Pat Laffan) e due dei suoi amici d'infanzia, Declan (Brendan Broderick) e Paudie (John Connors), che non hanno lasciato l'Irlanda durante i Troubles e presumibilmente hanno condotto una vita dura e frustrante. Declan, ora sposato con Katie, è un uomo violento temuto da tutta la comunità e irritato dal ritorno di Matt.

Nel complesso, il film è un viaggio completo e avvincente nel passato e nel mondo interiore dell'uomo. Durante il suo soggiorno, Matt cerca di scrivere il suo nuovo libro e si ritrova di nuovo immerso in una comunità rurale ostile e dalla mentalità chiusa, dove nessuna azione rimane inosservata e le parole si diffondono a macchia d'olio. Il microcosmo dei personaggi incontrati da Matt gli permette di confrontare l'Irlanda del Nord che ricorda dalla sua infanzia con il luogo che è diventato oggi, e di rimodellare le proprie nozioni di "casa", "famiglia" e "irlandesi". La narrazione è occasionalmente accompagnata da una voce fuori campo riflessiva – e ben scritta – che esprime i pensieri dello scrittore, che cerca di fare il punto sui suoi nuovi sentimenti ed emozioni. Esteticamente parlando, lo stato d'animo malinconico dominante è magistralmente trasmesso attraverso i paesaggi piovosi e desolati fotografati da Shane F. Kelly (The Last Right, Boyhood) e da una colonna sonora originale ricca e dinamica composta da Colm Mac Con Iomaire (Out of Innocence [+leggi anche:
trailer
scheda film
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, Dare to Be Wild).

Su una nota molto positiva, l’epilogo della storia riesce a rivelare quel tanto che basta allo spettatore senza prendere una strada troppo ovvia. Tale conclusione rende il film una sorta di "parabola del figliol prodigo" non convenzionale, che pone una grande enfasi sul trasferimento del romanziere. Entrambi i punti di vista – quello di Matt e quello di coloro che sono rimasti nella contea di Tyrone – vengono esplorati in profondità e contribuiscono a creare un’opera credibile. Inoltre, il film funge da potente metafora per un paese diviso, dove sono ancora visibili le cicatrici dei recenti conflitti. Il lungometraggio indipendente di Broderick è una storia semplice ma elaborata con cura che, si spera, troverà il riconoscimento che merita nel circuito dei festival e, in seguito, attraverso i suoi canali di distribuzione.

A Bend in the River è prodotto dalla società di Dublino MK1 Productions.

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(Tradotto dall'inglese)

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