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BLACK NIGHTS 2020 Concorso Film baltici

Recensione: The Pit

di 

- Il primo lungometraggio di Dace Pūce è un piccolo gioiello di film e un viaggio emotivo intenso e splendidamente messo in scena

Recensione: The Pit
Damirs Onackis in The Pit

Il primo lungometraggio di Dace Pūce, The Pit [+leggi anche:
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scheda film
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, recentemente incoronato con il Grand Prix ai Nordic Film Days di Lubecca (4-8 novembre), è stato uno dei titoli che hanno preso parte al concorso film baltici del Festival Black Nights di Tallinn di quest'anno. Prima di iniziare a lavorare a questo progetto, la regista lettone aveva diretto alcuni cortometraggi, quali Annia, Burnt by the Moon e Tango.

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La storia, scritta dalla stessa regista, Monta Gāgane e Pēteris Rozītis, è basata su una serie di storie vere pubblicate da Jana Egle e segue un bambino di dieci anni di nome Markuss (interpretato dal talentuoso esordiente Damirs Onackis), che deve adattarsi a iniziare una nuova vita nella campagna lettone con la severa nonna (Dace Eversa). Dopo che Emīlija (Luize Birkenberga), la figlia di un vicino, fa alcune osservazioni sprezzanti sul padre di Markuss, il bambino decide di trarla in inganno e, dopo un lungo inseguimento, riesce a farla cadere in una fossa. La lezione crudele ha gravi ripercussioni in tutto il villaggio, e l'unica persona che sembra capire il bambino e le sue paure è un vecchio marinaio che vive da solo in una casa modesta, soffre di diabete e ha un passato misterioso. In tutto il film, il legame speciale tra il ragazzo e il marinaio viene esplorato con candore e sincerità, mentre entrambi iniziano a lavorare al completamento di una vetrata di particolare pregio. Quella che può sembrare una premessa piuttosto convenzionale per un potenziale film di formazione è in realtà solo l'inizio di un viaggio emotivo sorprendentemente intenso, che acquista gradualmente profondità e sensibilità.

Oltre ai suddetti personaggi, c'è anche un vasto e complesso microcosmo di ruoli che popola il film, e che gli spettatori si divertiranno a scoprire mentre guardano il lavoro di Pūce. Grazie alla loro presenza e alle loro interazioni con Markuss, Pūce è in grado di toccare una serie di temi universali con tatto artistico e regia elegante – argomenti come la sessualità, il bullismo, l'amore, il pregiudizio tipico delle piccole comunità chiuse, la violenza contro le donne e, soprattutto, l'incapacità delle persone di comunicare tra loro sentimenti ed emozioni e il nostro costante bisogno di essere ascoltati. Nell'ultimo terzo del film, gli spettatori potranno mettere insieme i pezzi del puzzle, ma ci sarà ancora spazio per numerosi colpi di scena. La conclusione del viaggio turbolento di Markuss – e in particolare l'ultima ripresa del film – è liberatoria, commovente e potentemente catartica.

Inoltre, il film di Pūce è arricchito da alcuni contributi tecnici eccezionali. A tal proposito, vale la pena menzionare la commovente colonna sonora composta da Valters Pūce, la poetica (ma molto dinamica) fotografia di Gatis Grinbergs e l'ottimo lavoro di montaggio, curato da Jussi Rautaniemi.

In conclusione, The Pit è un piccolo gioiello di film. Splendidamente messo in scena e recitato, il dramma si apre con un inizio discreto ma, scena dopo scena, riesce a guadagnare grande solidità e coerenza, grazie ad alcune scelte di casting molto intelligenti, un arco narrativo ben strutturato e uno stile visivo raffinato e pulito.

The Pit è prodotto dalla società lettone Marana Production e la finlandese Inland Film Company. Le vendite internazionali sono guidate dalla compagnia di base a Roma TVCO.

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(Tradotto dall'inglese)

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