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BLACK NIGHTS 2020 Concorso Opere prime

Recensione: Poppy Field

di 

- Il dramma LGBTQ+ di Eugen Jebeleanu esplora le difficoltà nella vita di un poliziotto gay

Recensione: Poppy Field
Conrad Mericoffer in Poppy Field

Uno dei pochissimi lungometraggi LGBTQ+ rumeni, Poppy Field [+leggi anche:
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di Eugen Jebeleanu ha incontrato il pubblico internazionale domenica sera nel concorso opere prime del Festival Black Nights di Tallinn 2020. Il film, scritto da Ioana Moraru, dà una svolta immaginaria a un evento accaduto realmente a Bucarest, dove diverse proiezioni di film LGBTQ+ sono state sabotate da manifestanti omofobi nell'ultimo decennio. Il film di Jebeleanu utilizza questa premessa (esplorata anche in 5 Minutes Too Late [+leggi anche:
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di Dan Chişu, selezionato a Varsavia) per esplorare la crisi esistenziale di un poliziotto omosessuale.

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Uno dei film le cui proiezioni sono state sabotate da manifestanti anti-gay è stato il premiato film d'esordio di Ivana Mladenovic, Soldiers. Story from Ferentari [+leggi anche:
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, che esplora anche il netto contrasto tra un ambiente liberale e uno talmente tradizionale da soffocare ogni possibilità di una vita dignitosa per una persona gay. La storia di Poppy Field è costruita su un contrasto simile, quello di trovare la felicità come individuo gay mentre si lavora in un contesto estremamente macho, come quello della polizia rumena. Tutto inizia quando le due vite separate del protagonista Cristi (Conrad Mericoffer) si scontrano: mentre è in missione nel cinema che ospita la suddetta proiezione, viene riconosciuto da un ex amante, che minaccia di dire a tutti che Cristi in realtà è gay.

Negli 81 minuti di durata, non c'è quasi nulla lasciato al caso nel film di Jebeleanu. Vediamo il rapporto teso di Cristi con il suo amante a distanza Hadi (Radouan Leflahi), che è in visita da Parigi, e il rapporto conflittuale che il protagonista ha con sua sorella (Cendana Trifan), che porta a Cristi del cibo fatto in casa come pretesto molto chiaro per incontrare Hadi e dare uno sguardo alla misteriosa vita amorosa di Cristi. In ogni momento, vediamo un'ombra che incombe sul protagonista, e diventa ancora più scura quando incontriamo i colleghi di Cristi. Come si fa a essere apertamente gay quando si trascorrono otto ore al giorno con individui del genere?

Il film analizza tre tipi di approccio alle questioni LGBTQ+. Uno di questi è quello dei manifestanti omofobi (con Mihaela Sîrbu facilmente riconoscibile come la più schietta fra loro), che non rifuggono da parole dure come “abominio” e “perversione”; un altro è quello dei colleghi di Cristi, per i quali pare che i gay non esistano nemmeno; e l'altro è quello degli spettatori che hanno pagato un biglietto per vedere il film LGBTQ+. In mezzo a tutti loro c'è Cristi, il cui punto di vista (e scelte discutibili) può facilmente suggerire quanto sia indietro la Romania in termini di accettazione della comunità LGBTQ+.

Come abbiamo detto, quasi nulla è lasciato al caso in Poppy Field, ma questo può essere un difetto che può irritare il pubblico: il film sembra altamente artificiale in termini di ritmo e di elementi che sono al centro della scena. Indipendentemente dalle buone intenzioni, ci si può trovare a desiderare un approccio più realistico e non quello di una sinfonia in cui ogni strumento suona la stessa nota. Nessuno cambia, i messaggi non si evolvono: i manifestanti rimangono gli stessi, Cristi rimane lo stesso, i poliziotti rimangono gli stessi. Questa è senza dubbio una scelta sia dello sceneggiatore che del regista, una decisione presa per suggerire quanto sia difficile liberarsi da un ambiente del genere, ma si può finire per desiderare che Cristi abbia lottato di più nella sua battaglia come uomo gay.

Poppy Field è prodotto dalla rumena Icon Production. Il film è venduto nel mondo da Patra Spanou Film.

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(Tradotto dall'inglese)

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