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ROMA 2020

Recensione: Shadows

di 

- Il secondo lungometraggio di Carlo Lavagna manca di incisività e presenta una narrazione in gran parte prevedibile

Recensione: Shadows
Saskia Reeves, Lola Petticrew e Mia Threapleton in Shadows

Uno dei titoli presentati nel corso di Alice nella Città, sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma, è il secondo lungometraggio di Carlo Lavagna, intitolato Shadows [+leggi anche:
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. Il film, una co-produzione italo-irlandese, segue l'opera di debutto del regista, il dramma adolescenziale Arianna [+leggi anche:
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La storia di Shadows, scritta ad otto mani da Fabio Mollo, Damiano Bruè, Vanessa Picciarelli e Tiziana Triana, segue due sorelle, di nome Alma (interpretata da Mia Threapleton) ed Alex (Lola Petticrew, recentemente apparsa nelle piacevoli commedie A Bump Along the Way [+leggi anche:
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), le quali vivono in compagnia della madre (Saskia Reeves) in un albergo abbandonato e circondato da una foresta. La donna, con rigore e morbosità, proibisce alle due ragazze di uscire dall'hotel di giorno e insegna loro i rudimenti della caccia e della coltivazione di piante ed erbe medicinali al fine garantire la loro sopravvivenza. In seguito, scopriremo che il mondo non è più quello di una volta e, presumibilmente, al di là del bosco, non è rimasta anima viva ma solo la minaccia delle “Ombre”, le quali impediscono loro di avventurarsi oltre il fiume, confine approssimativo dell'area da loro considerata sicura, almeno nelle ore notturne. 

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Sin dalle prime battute, il film cerca di creare tensione per mezzo dell'utilizzo di una colonna sonora fin troppo insistente, la quale a volte prova a punteggiare in maniera didascalica la messa in scena, a volte risulta semplicemente stonata. Le tre interpreti forniscono nel complesso una buona interpretazione, ma non sono favorite nel compito da una scrittura poco convincente e da un ritmo altalenante della narrazione, che riesce a ravvivarsi ‒ soltanto in parte ‒ dopo la prima ora della pellicola. Diversi dettagli risultano strani e incomprensibili: ad esempio, le tre donne, abbandonate da tutto e tutti da anni, vivono in un albergo immenso dove l'elettricità è ancora ampiamente disponibile; oppure, senza voler svelare il finale, risulterà parecchio surreale il fatto che nessuno sia entrato in contatto con loro per circa dieci, quindici anni e che esista una vecchia rivista riportante in prima pagina il titolo “Global disaster”.

Inoltre, il soggetto del film, per tematiche e dinamiche tra personaggi, ricorda da vicino il recente horror Il Nido [+leggi anche:
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di Roberto De Feo. Anche in quel caso, un giovane protagonista era vittima di una madre possessiva e intenzionata a proteggerlo da un'incombente e sconosciuta minaccia esterna, rinchiuso in un'enorme tenuta circondata da un bosco e costretto ad apprendere quanto necessario per garantire la sua sopravvivenza.

In termini generali, le svolte narrative principali di Shadows sono in gran parte prevedibili e non propongono davvero nulla di nuovo allo spettatore, non reggendo il confronto con altri titoli che hanno esplorato meglio tematiche simili, come ad esempio Room [+leggi anche:
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di Lenny Abrahamson. Il buon lavoro attoriale delle tre interpreti risulta l'aspetto più convincente dell'opera, anche se non privo di sbavature – basti pensare che, in una scena, una delle tre donne rimane gravemente ferita e la sua voce sembra quasi non essere alterata dall'ovvio dolore causato dalla circostanza.

Shadows è stato prodotto da Ascent Film e Rai Cinema e co-prodotto dalla dublinese Feline Films. La distribuzione italiana è affidata a Vision Distribution.

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