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ZURIGO 2020

Recensione: The Truffle Hunters

di 

- Nel loro glorioso documentario, Michael Dweck e Gregory Kershaw ci suggeriscono di lasciare la pistola e prendere i funghi

Recensione: The Truffle Hunters

Dopo una première di gala al Festival di Zurigo, sembra che il documentario di Michael Dweck e Gregory Kershaw The Truffle Hunters [+leggi anche:
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(una coproduzione tra Italia, Grecia e Stati Uniti, etichettata Cannes 2020) sia già diventato uno dei più grandi successi dell'anno, dopo la sua prima assoluta al Sundance. La verità è che c'è una buona ragione per tutto questo, dal momento che sarebbe difficile trovare un'opera in grado di accontentare meglio tutto il pubblico, con la sua irresistibile combinazione di storia folle e immagini commoventi di persone che parlano ai loro amati cani. In altre parole, è ora di cavalcare l'onda. Se avessimo avuto questo documentario durante il lockdown, invece di Tiger King, sarebbe stato meglio per tutti.

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Siamo nel Nord Italia, patria del tartufo bianco d'Alba, dove Dweck e Kershaw ci immergono in un mondo di piccoli segreti e bugie. È esilarante assistere a cacciatori, tutti uomini e di oltre 80 anni, che sostengono lunghe conversazioni, sapendo che non riceveranno un brandello di verità o informazione utile. Ma i registi dimostrano che anche i cacciatori più abili possono essere ingannati a un certo punto, poiché, isolati nel loro universo, non sono consapevoli di quanto sia prezioso il loro carico. Quello che vendono per poche centinaia di euro passa poi di mano per migliaia. "Non ho modo di sapere qual è il prezzo giusto!", esclama uno di loro esasperato, riassumendo abbastanza bene la situazione. Tuttavia, considerando la dura concorrenza e la mancanza di comunicazione, tutto ciò che possono fare è arrabbiarsi ogni tanto.

Il film presenta una grande selezione di personaggi pittoreschi, che preferiscono portare i loro segreti nella tomba, in particolare la posizione dei loro luoghi preferiti per raccogliere i tartufi, piuttosto che condividerli con qualcuno, vivendo la loro vita secondo una semplice regola: "Fidati del tuo cane". Ma nonostante tutta la loro stravaganza, la loro comunità è abituata a questa routine, al punto che il sacerdote locale non ci pensa due volte prima di offrire una benedizione a uno degli uomini in modo che possa continuare "il suo lavoro come noto cacciatore di tartufi", mentre anche il suo cane riceve qualche attenzione divina.

È tutto adorabile e delizioso? In verità no, soprattutto quando si parla di affari clandestini o di loschi esperti alla ricerca dei migliori tartufi per presidenti. Anche il cambiamento climatico gioca un ruolo importante, così come la minaccia della deforestazione, che incombe costantemente su di loro. Ma anche se le discussioni avvengono quasi sempre a tavola, come in ogni film di gangster che si rispetti l’approccio è da "lascia la pistola e prendi i funghi" (invece dei cannoli de Il padrino).

In The Truffle Hunters sono evidenti le influenze di altri film su persone attaccate alle vecchie tradizioni, che si preoccupano meno dei soldi e più della loro libertà – in questo caso, una passeggiata notturna clandestina di uno di loro, accompagnato dal suo cane, con la speranza che sua moglie non lo scopra. Ciò ha poca importanza, tuttavia, giacché il film si rivela un piacere dall'inizio alla fine, destinato a stupire gli spettatori al di fuori del circuito dei festival. E se il suo successo dovesse nuovamente condizionare i prezzi del tartufo, così sia. Forse gli uomini incaricati di raccoglierli avranno finalmente la loro parte.

Prodotto da Michael Dweck e Gregory Kershaw, The Truffle Hunters è una coproduzione tra l’italiana Frenesy, la greca Faliro House Productions e le società americane Artemis Rising Productions, Bow and Arrow Entertainment e Park Pictures. Le vendite internazionali sono gestite da Submarine Entertainment.

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(Tradotto dall'inglese)

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