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SAN SEBASTIAN 2020 Concorso

Recensione: Crock of Gold: A Few Rounds With Shane MacGowan

di 

- Julien Temple rende omaggio al frontman dei The Pogues con un documentario che ha la stessa energia alcolica del suo protagonista

Recensione: Crock of Gold: A Few Rounds With Shane MacGowan

Di solito un documentario che sembra barcollare nel raccontare la storia del suo protagonista, che salta a piacimento dall'incoerenza a momenti di lucidità, che vomita ogni tipo di materiale documentario immaginabile (immagini d'archivio, animazioni, registrazioni di conversazioni e interviste, fra l’altro), sarebbe considerato un disastro. Ma non stavolta. Il regista Julien Temple offre a Shane McGowan, cantante della leggendaria band irlandese The Pogues, il tributo che merita.

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Crock of Gold: A Few Rounds With Shane MacGowan [+leggi anche:
intervista: Julien Temple
scheda film
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aveva un buon motivo per celebrare con un giro di drink la sua première nel concorso del Festival di San Sebastián, e il modo in cui il documentario è costruito sembra una replica del suo stesso protagonista. I fan di MacGowan apprezzeranno il modo in cui Temple ha composto questo ritratto, anche se è difficile immaginare che il documentario possa portare al musicista nuovi fan. D'altronde, la sua vita può essere vista come una tragicommedia.

La storia inizia come tutte le belle storie irlandesi: con una favola. Il regista centra rapidamente la storia di MacGowan intorno al suo più grande successo, la hit natalizia "Fairytale of New York". È la prima canzone che sentiamo, la canzone che tutti conoscono e amano, ma si rivela presto come un calice avvelenato. È la canzone che ha causato la rottura dell'artista, quella che ha dato inizio a un anno di concerti con sole tre serate libere, in cui MacGowan si sentiva responsabile del benessere di tutti quelli che lo circondavano. Quando arriviamo alla grande caduta, è ormai chiaro che MacGowan è un poeta di talento quasi incomparabile, i cui risultati creativi sono supportati da alcol e droghe, come fanno molti dei suoi eroi letterari irlandesi.

Tutti coloro che compaiono nei filmati di Temple – inclusi Johnny Depp, Bobby Gillespie, la sorella di Shane Siobhan, sua moglie Victoria Mary Clarke e suo padre Maurice – parlano di lui con approvazione e sincerità. Sono le donne che forniscono i racconti più illuminanti, e sua sorella in particolare diventa una sorta di narratrice sostitutiva. Temple mostra MacGowan nel suo stato attuale, dopo anni di edonismo che gli hanno fatto perdere la battaglia contro il proprio corpo, con l'intenzione di servire da monito. Non servono parole per spiegare perché MacGowan a 60 anni ha l’aria di aver subito un ictus. Troviamo tutte le ragioni nei numerosi racconti sulle sue notti ad alto tasso alcolico.

Temple racconta anche la storia del rapporto tra l'Irlanda e la Gran Bretagna attraverso gli occhi di MacGowan. Il film presenta un'affascinante conversazione tra il frontman dei The Pogues e l'ex leader dello Sinn Féin Gerry Adams. MacGowan era nel pub quando Adams incontrò l'allora primo ministro britannico Tony Blair. In questo modo, Temple riesce a collegare la politica alle canzoni. Un altro aspetto da evidenziare è l'utilizzo del materiale d'archivio nel film, che è molto efficace. Temple continua così la sua serie di film musicali inimitabili, che hanno illuminato la sua carriera in vari momenti dal suo debutto nel 1979 con The Great Rock' n' Roll Swindle, e Crock of Gold è senza dubbio tra i migliori.

Crock of Gold: A Few Rounds With Shane MacGowan è una produzione britannica di Nitrate Films e Infinitum Nihil. HanWay Films si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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