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VENEZIA 2020 Orizzonti

Recensione: Selva trágica

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- VENEZIA 2020: Adattando la classica leggenda maya di Xtabay, la regista messicana in ascesa Yulene Olaizola crea un thriller teso ma deludente ambientato nella giungla

Recensione: Selva trágica
Indira Rubie Adrewin (a destra) in Selva trágica

Parte di una generazione di film che aggiornano e criticano le classiche avventure coloniali di un tempo, Selva trágica [+leggi anche:
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scheda film
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è il quinto lungometraggio di Yulene Olaizola, segnando la sua prima visione – per la prima volta – nella selezione ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia. Ha avuto il suo debutto settimana scorsa nella sezione Orizzonti. Questa storia, meravigliosamente filmata, ma semplice è un racconto moralmente istruttivo, che avverte delle interferenze dell’uomo sulla natura. Comunque, il risultato finale, sembra essere secco, come il saporta, prominente nella trama, e sfrutta lo slancio della sua narrazione molto prima della fine.

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La temperatura a Venezia era cocente durante il festival, ma non corrispondeva affatto a ciò che Olaizola e Sofía Oggioni (direttore della Fotografia) sono in grado di inventare nel loro film, girato in esterni in versione digitale 2K. L’ambientazione scelta, un territorio sovrastante al fiume Río Hondo, al confine tra il Messico e il Belize, è ugualmente invitante e terrificante. La cupa vegetazione della giungla colpisce con un accecante tonalità verde smeraldo, e gli alberi massicci della foresta pluviale è come se gli avesse animati Tim Burton. Ambientando la storia nel 1920, ma non mostrando grande fedeltà alle caratteristiche di quel periodo, la regista e il suo co-scrittore Rubén Imaz elaborano una narrativa di inseguimenti che arriva a fermarsi nel suo terzo atto. Non contenti con il realismo, incorporano il mito Maya Yucatec riguardante il demone femmina, Xtabay, uno spirito che risiede nella foresta con lo scopo di attirare gli invasori verso la morte.

La trama mette insieme due gruppi di personaggi divergenti, i quali, con le proprie motivazioni, segneranno la loro fine reciprocamente. Inizialmente, una giovane donna del Belize, Agnes (Indira Rubie Adrewin), fugge su per il fiume con la sorella Florence (Shantai Obispo) e la loro guida Norm (Cornelius McLaren). Scappano da un arrabbiato mercante Inglese e corteggiatore di Agnes, vestito in questi abiti bianco puro da colonialista, che significano solo “malvagità” in questi film. Ha un cane da guardia in pattugliamento, ma lui stesso abbaia più forte. L’altra fazione è un gruppo di lavoratori Messicani, la maggior parte di origini indigene, affidati a un capoclan per la raccolta e la preparazione per il mercato della gomma. Agnes alla fine trova salvezza tra questo gruppo di uomini. Viene venerata dalle sue nuove guide come una bellezza rara, e la tensione sessuale sale in primo piano.

Selva trágica guadagna prestigio con i suoi passaggi stile documentaristico. Le prime scene presentano i lavoratori attaccati ai sopra menzionati alberi di sapota, facendo tagli in modo incrociato tra la corteccia così che una densa resina bianca possa fuoriuscire dal tronco. Un povero lavoratore cade per poi morire, e sembra orribilmente reale, come nella simile scena iniziale del film Il petrioliere di Paul Thomas Anderson, un’altra opera importante che tratta dello sfruttamento delle risorse della Terra da parte dell’uomo. In seguito il capo di lavoratori inizia il processo di manifatturazione per fare la gomma o per indurirla, e il risultato è come il grasso bulboso lungo la bistecca. Olaizola ha fatto documentari acclamati durante la sua carriera, ed è qui che il suo controllo della forma impressiona al meglio.

Selva trágica segnala Olaizola come un entusiasmante regista (selezionata anche per il prestigioso Festival di New York), stabilendosi a fianco di Michel Franco per un'annata importante per il Messico a Venezia.

Selva trágicaè una co-produzione tra Messico, Francia e Colombia. Prodotto da Rubén Imaz e Yulene Olaizola per Malacosa Cine e Pablo Zimbrón Alva per Varios Lobos. Con l’aiuto dei produttori Birgit Kemner e Philippe Gompel e Manny Films, Óscar Ruiz Navia per Contravía Films, Zoología Fantástica e Barraca Producciones. Le vendite internazionali sono gestite da Varios Lobos.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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