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VENEZIA 2020 Fuori concorso

Recensione: Final Account

di 

- VENEZIA 2020: Luke Holland ha trascorso il decennio prima della sua morte raccogliendo testimonianze di tedeschi e austriaci che vissero durante il Terzo Reich

Recensione: Final Account

C’è voluto più di un decennio per fare il documentario Final Account [+leggi anche:
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scheda film
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, con reminiscenze della Germania Nazista da parte di coloro che assistettero all’ascesa e alla caduta di Adolf Hitler.  Un intertitolo ci informa che il filmmaker Britannico Luke Holland, la cui carriera include la serie BBC in cinque parti Storyville, A Very English Village, I was a Slave Labourer e Good Morning Mr Hitler, iniziò a condurre interviste per il film nel 2008. Sfortunatamente, il notevole documentarista e fotografo, il quale fu uno dei protagonisti del lungometraggio Eden di Amos Gitai, morì il 10 Giugno dopo una battaglia contro il cancro. Al tempo, aveva già completato il film e sapeva che avrebbe avuto la sua prima nella sezione Fuori Concorso alla Mostra del cinema di Venezia.

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Holland raccolse oltre 250 interviste con Austriaci e Tedeschi ottantenni e novantenni. Ci sono uomini e donne di tutti i ceti sociali, di cui alcuni di loro divennero membri delle SS, combattenti Wehrmacht, guardie dei campi di concentramento o semplici testimoni che rimasero in silenzio. All’inizio, il documentario è suddiviso in sezioni che dettagliano eventi importanti come Kristallnacht. E’ una litania di come i Nazisti ostracizzarono i cittadini Ebrei durante il Terzo Reich.

Teste parlanti, filmate nelle loro case, raccontato la loro versione degli eventi, e Holland è attento a mostrare come vivono adesso.  Non lo fa notare esplicitamente, ma c’è una giustapposizione tra come alcuni di coloro che fecero parte del Terzo Reich riuscirono a voltare pagina dal loro coinvolgimento, e coloro che vennero uccisi durante l’Olocausto. Capire se è giusto è una questione spinosa, e Holland mette in evidenza una miriade di risposte. Mentre gli intervistati iniziano a parlare, le loro parole vengono accompagnate da filmati d’archivio e fotografie mostrando cartelli di divieto per le persone Ebree. E’ un quadro che mette i brividi. Tuttavia, Final Account, non è così potente come dovrebbe essere, perché c’è qualcosa di prosaico riguardante l’approccio. Il documentario manca di spinta, da un punto di vista della forma e della narrativa. Forse è inevitabile, considerando che Holland cerca di essere fattuale.

Ma c’è un’altra questione spinosa che è più soggettiva: qual’è l’utilità sociale nel fare queste interviste adesso? Specialmente con intervistati che sembrano far fatica a trovare le parole giuste o a ricordare. E’ una questione che Holland affronta nell’atto finale del film, dove domande riguardante rimorso e colpa vengono poste in modo più diretto. Un intervistato crede che il Partito Nazista potrebbe aver avuto successo se avessero scelto di spostare i cittadini Ebrei in altri paesi, invece di ucciderli. E’ una prospettiva orribile. Scegliendo impiegati di banca e membri regolari della classe operaia, Holland mostra come le persone possono farsi trasportare dagli eventi e far parte di qualcosa anche quando sono beatamente inconsapevole delle ramificazioni. Capire se questo li rende innocenti è un gran dilemma.

Nell’atto finale, si spinge oltre e dimostra come il cancro dell’odio razziale permane ancora nei giorni nostri ed è stato assorbito da altre generazioni, le quali stanno rigurgitando il messaggio adesso. Questo è il motivo per cui richiami alla storia sono costantemente necessari, specialmente per le nuove generazioni. La scena migliore vede Holland rinunciare all’uso delle teste parlanti per mostrare dei giovani dalle facce prive di espressione che fanno domande ad un ex Nazista intorno ad un tavolo da ufficio. Il risultato dell'incontro è inaspettato.

Complessivamente, Holland ha creato un documento essenziale, che però non lo rende necessariamente un documentario essenziale.

Final Account è una produzione Zef Productions e Passion Pictures (entrambe dal Regno Unito) presentato da Participant. Cinephil, Submarine Entertainment e Participant ne gestisce le vendite internazionali.  

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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