email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

ANGOULÊME 2020

Recensione: Petit Pays

di 

- Éric Barbier adatta con successo e fedelmente l'eccellente romanzo di Gaël Faye, uno specchio del genocidio ruandese attraverso gli occhi di un bambino meticcio del vicino Burundi

Recensione: Petit Pays

"Siamo entrati in un grande incubo". Purtroppo, a volte l'infanzia diventa poco a poco, poi brutalmente, un paradiso perduto, prima incrinato dai dissidi degli adulti per poi essere, nel peggiore dei casi, devastato da una violenza umana sfrenata. Tale è stato il destino da giovane dello scrittore Gaël Faye, confrontatosi con gli sconvolgimenti del genocidio ruandese del 1994 mentre viveva a Bujumbura, capitale del vicino Burundi. Dall'innocenza dei giochi da bambino all’insorgere di odio etnico, minacce latenti, pericolo strisciante e caos ambientale, fino al faccia a faccia con la morte e la follia, questa traiettoria iniziatica crudele è stata magistralmente ripercorsa dal romanziere in Petit Pays [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, un’opera che ha vinto numerosi premi nel 2016 e che il regista Éric Barbier ha recuperato per un fedele e onesto adattamento sul grande schermo che approda il 28 agosto nelle sale francesi (distribuito da Pathé), lo stesso giorno della sua proiezione in concorso al 13° Festival del cinema francofono di Angoulême.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

"Devi scegliere. Francese o tutsi? Tutsi o francese?". All'inizio del film, nel 1992, Gabriel (Djibril Vancoppenolle), 10 anni, è molto lontano da questo tipo di domanda brutale a cui sarà chiamato a rispondere due anni dopo. Figlio meticcio di un imprenditore francese (Jean-Paul Rouve) e di una madre di origine ruandese (Isabelle Kabano), trascorre giorni spensierati in Burundi, con la sua banda di amici e ben protetto nella sua villa confortevole dove lavorano tre dipendenti devoti. Ma un'ombra offusca il quadro e la sua vita quotidiana con la sorellina Ana (Deyla de Medina): la nervosa disunione dei genitori che presto si separano ("si è sposato per essere un bravo africano e io per andarmene da qui e fare shopping sugli Champs-Élysées. E i bambini, lui li vede metà neri e metà bianchi. Non è possibile che i genitori non vedano i figli dello stesso colore"). Si aggiungono anche i crescenti disordini della divisione etnica hutu-tutsi che affliggono il vicino Ruanda e contaminano il Burundi, dove si svolgono le prime elezioni presidenziali democratiche nell'estate del 1993. A ottobre, un colpo di stato militare travolge Bujumbura mentre in Ruanda (dove vive una parte della famiglia della madre di Gabriel) un'ondata sanguinaria si prepara a colpire la primavera successiva. L'esistenza di Gabriel che sente, ascolta, osserva, sprofonda nel caos...

Preservando e concentrandosi sull'angolo intimo e familiare del romanzo, Éric Barbier riesce a trovare il giusto ritmo narrativo, prendendosi il tempo per introdurre i personaggi del suo microcosmo con semplicità prima che emergano gradualmente le questioni del macrocosmo (da notiziari radiofonici e televisivi, racconti indiretti, ecc.) e che la sua deflagrazione travolga completamente un ambiente percepito ad altezza bambino, in modo frammentario ma sempre più diretto (la violenza a lungo tenuta fuori dal quadro si materializza). Un approccio rispettoso del suo modello letterario che rende il film Petit Pays un veicolo che è allo stesso tempo coinvolgente ed educativo, un buon esempio di grande Storia illuminata dalla piccola, e una percezione sensibile (e accessibile a un vasto pubblico) di eventi tragici di cui è importante conservare quante più tracce possibili per far conoscere a chi le ignora le profondità degli abissi e le virtù della resilienza.

Prodotto da Jerico e Super 8 Production, Petit Pays è coprodotto da France 2 Cinéma, dai belgi di Scope Pictures e da Pathé, che guida le vendite internazionali.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy