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BIOGRAFILM 2020

Recensione: La nostra strada

di 

- Il doc di Pierfrancesco Li Donni, miglior film italiano al Biografilm Festival, tratta con delicatezza ed empatia il tema dell’abbandono scolastico e di un’adolescenza senza sogni

Recensione: La nostra strada

“Non siamo più bambini, che pensiamo ai sogni. Ora dobbiamo pensare ai soldi”. Una frase amara e disincantata che, se pronunciata da una ragazzina di 13 anni, suona mille volte più dura. È questa la realtà in cui si cala il regista Pierfrancesco Li Donni (Loro di Napoli) con il suo nuovo documentario, La nostra strada [+leggi anche:
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, proclamato miglior film del concorso italiano al recente Biografilm Festival, la cui 16ma edizione si è svolta online. La realtà dell’abbandono scolastico e dell’adolescenza senza sogni, in un quartiere popolare di Palermo, la Zisa, dove la disoccupazione tocca punte del 50%, dove molti ragazzi lasciano gli studi una volta superata l’età dell’obbligo, se non prima, e con il record cittadino di minori segnalati per reati.

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Li Donni segue con la sua telecamera tre adolescenti in particolare – Daniel, Desirée e Simone – durante il loro ultimo anno alle scuole medie inferiori. Un momento di passaggio molto delicato nelle vite di questi giovani dei quartieri “difficili” e con ambizioni limitate, per i quali la scuola è vissuta come un ostacolo al lavoro, qualunque esso sia. “Voglio essere indipendente e libera”, è la convinzione della giovanissima Desirée, lunghi capelli biondi e un temperamento da guerriera. Il progetto di Simone è invece comprarsi un’Ape e vendere la frutta per strada. Mentre Daniel vuole fare l’orafo, ma forse anche l’elettricista. A ricordare a questi ragazzi che hanno l’obbligo di studiare, almeno fino a 16 anni, è il professor Mannara, uno di quei professori che oltre a insegnarti Dante e i poeti maledetti, ti insegna qualcosa della vita. Mannara è molto rispettato dai suoi studenti, e le scene più interessanti sono quelle in classe, in cui stimola il loro pensiero su temi come la schiavitù e l’omosessualità, e poi, per alleggerire un po’, li invita a “rappare” le terzine della Divina Commedia.

Il regista pedina i tre ragazzi anche fuori dalla scuola: Desirée e le sue uscite con l’amica Morena, Daniel e il suo apprendistato da orafo, Simone e il suo allevamento di capre e cavalli incorniciato dai palazzi di via Colonna Rotta. Le tradizionali “vampe” di San Giuseppe (falò rituali che si celebrano ogni anno nei vicoli del centro storico e nei quartieri di periferia, in nome dell’omonimo santo) diventano l’occasione, per i ragazzini della Zisa, per aggredire poliziotti e carabinieri. “E questo vi fa sentire forti?”, chiede il professor Mannara, incredulo davanti a Daniel e Simone che esultano alla notizia che il loro è l’unico quartiere dove si sono registrati disordini.

È in questa lotta costante tra le derive pericolose di una comunità svantaggiata e il richiamo alla cultura come strumento per aspirare a un futuro migliore che si muove il doc di Li Donni, che oltre alla delicatezza e all’empatia con cui tratta l’argomento, ha il pregio di ricordare il ruolo capitale della scuola nella costruzione di una società sana, specialmente in un momento in cui, per dirla con lo stesso regista, “il lockdown ha aumentato le disuguaglianze e la didattica a distanza ha scoperchiato i già noti problemi di chi prova a fare didattica in territori di frontiera”.

La nostra strada è prodotto da Ladoc con il sostegno di Mibact e Siae nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, e con il contributo della Sicilia Film Commission nell'ambito del progetto Sensi Contemporanei. Dopo la partecipazione al Biografilm, sarà presentato in concorso alla prossima edizione del Sole Luna Doc Film Festival che si svolgerà dal 6 al 12 luglio a Palermo.

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