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SALONICCO DOCUMENTARI 2020

Recensione: Slow News

di 

- Il documentario di Alberto Puliafito esplora un movimento internazionale informale che cerca di applicare le buone pratiche del giornalismo in un mondo sovraccarico di informazioni

Recensione: Slow News

Dei quattro giornalisti italiani che hanno fondato il quotidiano online Slow News, tre sono accreditati come autori del documentario Slow News [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, presentato in anteprima mondiale nel concorso internazionale del Festival del documentario di Salonicco. Il film è diretto da Alberto Puliafito, prodotto da Fulvio Nebbia e scritto dai due con Andrea Coccia. Concentrandosi sulla necessità di un giornalismo reale, analitico ed etico nell'era del sovraccarico di informazioni e dei social media, il film funziona meglio come un approccio giornalistico sull'argomento piuttosto che come un'opera cinematografica.

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Prendendo il nome e lo spunto dal libro del 2010 di Peter Laufer, docente di giornalismo all'Università dell'Oregon e personaggio chiave di questo movimento internazionale informale e del film stesso, Slow News è diviso in due parti. La prima esplora la situazione dei media oggi, riflettendo sulla varietà di fenomeni meglio conosciuti come "clickbait" e "fake news", e che sono una delle principali fonti di cambiamento sociale e politico in un mondo in cui i social media hanno assunto il ruolo del giornalismo degradandolo a un livello pericoloso. La seconda parte esamina i rappresentanti di spicco della tendenza, che è iniziata in modo indipendente nei diversi paesi occidentali, dal momento in cui i professionisti ed esperti dell'informazione frustrati, oberati di lavoro e sottopagati hanno deciso di fare un passo indietro e trovare nuovi modi di impiegare le vecchie (cioè le corrette) pratiche giornalistiche e adattarle all'attuale panorama dei media.

Il film è costellato di interviste a figure come il CEO del New York Times Mark Thompson, l'editore di BuzzFeed Craig Silverman, l'ex direttore di BBC News Helen Boaden, sociologi, storici e giornalisti che prendono parte a due eventi organizzati o co-ospitati dai cineasti, il Festival del giornalismo a Perugia e uno speciale evento unico a Trento. Questi sono ampiamente interpellati per mostrare i pro e i contro di ogni particolare problema, e lo stesso principio è applicato nella seconda metà, dove apprendiamo di più sugli sforzi e le scoperte dei nuovi media che stanno adottando l'approccio slow-news: Internazionale e Valigia Blu in Italia, Delayed Gratification nel Regno Unito, Zetland in Danimarca, America in Francia, e De Correspondent e Flow Magazine nei Paesi Bassi. Infine, c'è un segmento che mostra il viaggio dei cineasti negli Stati Uniti, tra cui la visita a un giornale locale a Eugene, in Oregon, e la conferenza di Laufer all'università, inserita tra le due parti principali del film. Il riconoscimento istituzionale del movimento è dimostrato da un collegamento con il consolato americano a Milano.

Per quanto riguarda il contenuto del film, ci sono pochi difetti da trovare. Dopotutto, è stato realizzato da giornalisti che sanno esplorare una storia. È altamente dettagliato e approfondito, ma come lungometraggio documentario (con versioni per le sale di 92 e 114 minuti, e un montaggio televisivo di 52 minuti), sembra sovraffollato, indipendentemente dal potenziale interesse dello spettatore o dalla conoscenza dell'argomento. Ciò significa che non riusciamo davvero a conoscere i protagonisti, e questo è un peccato perché la maggior parte di loro sono personaggi interessanti. Inoltre, i filmati di Perugia e Trento sembrano spesso video promozionali per questi eventi, con troppe riprese dal dolly o dal drone e una colonna sonora generica che mina la serietà e la sostanza del tema.

D'altro canto, Slow News sostiene con forza l'argomento e identifica correttamente una delle questioni sociali chiave dei  giorni nostri offrendo allo stesso tempo soluzioni reali (o, almeno, proposte) basate su esempi di successo, quindi è una buona scelta per i festival tematici e gli eventi educativi e incentrati sul dibattito.

Slow News è una coproduzione delle italiane IK Produzioni e BabyDoc Film, e la francese Java Films detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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