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BERLINALE 2020 Panorama

Recensione: À l'abordage

di 

- BERLINALE 2020: Direzione Sud, vacanze improvvisate e progetti d'amore campati in aria per un trio insolito nel divertente, intelligente e rigenerante film di Guillaume Brac

Recensione: À l'abordage
Édouard Sulpice, Éric Nantchouang e Salif Cissé in À l’abordage

"Vieni così, a casa mia, senza preavviso? Ho la pelle d'oca. Non avresti dovuto”. Quando hai attraversato una parte della Francia con un amico per raggiungere per un capriccio una ragazza incontrata qualche giorno prima per caso a Parigi e con la quale hai condiviso una notte di ebbrezza sentimentale in un parco, e lei ti accoglie così, questo si chiama doccia fredda. Ma dal momento che sei lì, sul posto, in campeggio, non lontano dal bordo del fiume, non ti arrendi così facilmente... Questo è il punto di partenza per il divertente e rinfrescante A l’abordage [+leggi anche:
trailer
intervista: Guillaume Brac
scheda film
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 di Guillaume Brac, presentato al Panorama della 70ma Berlinale, un film interpretato da volti nuovi (attori del Conservatorio Nazionale d'Arte Drammatica di Parigi) che esplora con umorismo (e realismo) la diversità di una giovane generazione francese con i suoi punti di attrito sociale e i suoi possibili orizzonti di fraternizzazione. Tutto sotto il sole delle vacanze, in questo spazio-tempo a priori più rilassato e più aperto alle sorprese dell'esistenza.

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Dalla salsa sulle rive della Senna a un fine serata intrecciati sull'erba: Félix (Éric Nantchouang) non vuole che finisca lì con Alma (Asma Messaoudene) e convince Chérif (Salif Cissé) ad accompagnarlo verso Sud, tra Montélimar e Valence, dove la giovane donna trascorre le sue vacanze. Lavorando per pagarsi gli studi (uno è badante di una persona anziana, l'altro magazziniere in un supermercato), i due amici sono prodotti puri della vicina periferia parigina, il tipo che raramente va in vacanza. Per inciso, sono anche neri. Altamente motivati (si immaginano già "nudi nel fiume" e a "fare l'amore come i Mohicani"), caricano l'attrezzatura da campeggio (prestata da un animatore di un centro ricreativo) e si piantano nella macchina del riluttante Édouard (Édouard Sulpice), un "figlio di papà" di buona famiglia, in stile business school ("ha la faccia da chierichetto, mi innervosisce"), che aspettava come passeggeri della sua macchina condivisa una Felicia e una Cherifa. Arrivato a destinazione, il trio improvvisato si trasferisce al campeggio (Édouard ha rotto l'auto di sua madre – a cui mente – e deve aspettare una settimana per la riparazione). Félix prova quindi a riconnettersi con Alma, che è tutt'altro che facile, e lì si profilano altri incontri...

Felicità da condividere: questo potrebbe essere il leit motiv di un film che è allo stesso tempo piacevolmente leggero e sottilmente intelligente senza prendersi troppo sul serio. Spesso tenero, a volte burlesco e sempre divertente, A l’abordage sfrutta perfettamente le risorse naturali del suo scenario (il nuoto e il canyoning nel fiume, la piscina e il bar del campeggio, le terrazze del villaggio, la bicicletta nei valichi circostanti con un esilarante duello di testosterone, ecc.) per restituire, con buona semplicità, la realtà di una gioventù francese raramente rappresentata con tale angolo trasversale (la capitale e la periferia rispetto alla provincia, le diverse classi sociali, di base i neri e i bianchi) con denominatore comune le eterne questioni di amore e amicizia. Uno sguardo che incrocia diversi generi, come una sorridente poesia del reale, che conferma tutta la sensibilità di Guillaume Brac, un regista di talento e senza pregiudizi che sa approfittare di ogni opportunità cinematografica (anche con un budget ridotto come questo) per perfezionarsi ed esplorare nuovi territori.

Prodotto da Geko Films, A l'abordage è venduto all'estero da The Party Film Sales.

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(Tradotto dal francese da Silvia Scarpone)

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