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BERLINALE 2020 Concorso

Recensione: My Little Sister

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- BERLINALE 2020: Per la frustrata drammaturga interpretata da Nina Hoss nel film di Stéphanie Chuat e Véronique Reymond, c'è del marcio in Svizzera

Recensione: My Little Sister
Nina Hoss e Lars Eidinger in My Little Sister

Non fate caso al titolo: in My Little Sister [+leggi anche:
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di Stéphanie Chuat e Véronique Reymond, presentato nella competizione principale della Berlinale, la differenza di età tra Lisa (Nina Hoss) e Sven (Lars Eidinger) non è così significativa. Dopotutto, sono gemelli. Sono entrambi anche molto creativi, anche se fanno scelte di vita completamente diverse. Nonostante abbiano collaborato in passato (nell'acclamata pièce teatrale di Lisa, che ha offerto a suo fratello attore un ruolo memorabile), oggi hanno intrapreso percorsi separati. Lisa tenta invano di scrivere ancora (ha smesso di farlo da quando si è trasferita da Berlino alla Svizzera), mentre cerca di passare del tempo con i suoi figli e di rispondere alle esigenze dell'importante posizione lavorativa del marito. Almeno fino a quando la malattia di Sven non peggiora.

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È così melodrammatico che sembra un film di Hallmark (abbastanza da risultare interessante), ma l'interpretazione di Hoss non ammette sentimentalismi e le interazioni familiari a cui assistiamo sono disfunzionali. Sven, che continua a insistere per interpretare Amleto anche se il solo pensiero di lui sul palco ci lascia catatonici, non ha intenzione di arrendersi senza combattere (non con quella parrucca blu). Il che non significa che Chuat e Reymond non facciano delle scelte sconcertanti, che diminuiscono l'impatto emotivo della storia. È un film che funziona meglio quando elimina le distrazioni e si concentra sui due fratelli, che cercano di non pensare all'impensabile.

Tuttavia, è interessante e anche un po' assurdo che, nonostante ruoti attorno a una malattia, My Little Sister scambi il letto d'ospedale con un paesaggio stile Milka, con tazze a forma di mucca, campane e neve fotogenica che ci fa pensare già alle nostre prossime vacanze invernali. A tutti tranne che a Lisa, soffocata in questo paesaggio onirico e nel suo ruolo di "moglie del marito", con un uomo che suggerisce di "saltare i preliminari" e un lavoro ingrato come insegnante, dove ha a che fare con adolescenti "stufi di Rilke" .

A questo punto, Hoss, che sembra abbia ottenuto il ruolo dopo Barbara [+leggi anche:
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intervista: Christian Petzold
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di Christian Petzold, potrebbe incarnare una calma determinazione senza sforzo, ma risulta essere molto brava a elevare senza alcun aiuto un materiale che di tanto in tanto prende strane direzioni o spiega troppo attraverso dialoghi goffi, specialmente le conversazioni in lingua inglese. Ti fa quasi credere in questa peculiare storia d'amore in cui le coppie, comprese quelle che stanno insieme da molto tempo, sono deluse o si allontanano, forse perfettamente consapevoli che finché l'affetto tra Lisa e Sven è forte, non ci sono montagne troppo alte da scalare. Nemmeno in Svizzera.

Scritto da Stéphanie Chuat e Véronique Reymond, My Little Sister è prodotto da Ruth Waldburger per la svizzera Vega Film, e da RTS Radio Télévision Suisse, SRG SSR e Arte Geie. Le vendite sono gestite da Beta Cinema.

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(Tradotto dall'inglese)

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