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FILM / RECENSIONI Francia / Belgio

Recensione: Un vrai bonhomme

di 

- Il primo lungometraggio di Benjamin Parent esplora l'adolescenza, il lutto e la dittatura della mascolinità con precisione e abilità

Recensione: Un vrai bonhomme
Thomas Guy, Benjamin Voisin e Guillaume Arnault in Un vrai bonhomme

I racconti iniziatici in ambito adolescenziale sono innumerevoli sul grande schermo, tanto le problematiche di questa età rappresentano uno degli spunti più classici della narrazione cinematografica: il superamento degli ostacoli. Su questa strada trafficata (con più o meno talento e successo), alcuni scelgono la linea del dramma, altri quello della commedia, mentre il territorio intermedio è molto meno facile da praticare, per il delicato equilibrio che bisogna ovviamente mantenere e la sincerità necessaria degli ingredienti. Ma è questa frontiera che esplora con innegabile precisione Un vrai bonhomme [+leggi anche:
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(Man Up!), il primo lungometraggio di Benjamin Parent, lanciato oggi nelle sale francesi da Ad Vitam, un film che sa far sorridere teneramente su temi commoventi e aspri come il lutto e la dittatura della mascolinità.

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Come illustrare la voce interiore, la ricerca d'identità di un adolescente fragile di fronte a un mondo liceale in cui il diktat delle apparenze cataloga istantaneamente alcuni come sfigati e altri (sportivi, chiacchieroni, vestiti alla moda e spigliati) come popolari? Questa è la strada che il regista e il suo co-sceneggiatore Théo Courtial percorrono, una scelta pericolosa che si rivela in gran parte vincente poiché consente loro non solo di rivelare due bravissimi giovani attori, ma soprattutto di affrontare molto più in profondità il tema principale: i vincoli sociali che circondano la definizione di mascolinità. Il protagonista, Tom (Thomas Guy), 16 anni ma ne dimostra molti di meno, vive all'ombra del ricordo di suo fratello Léo (Benjamin Voisin), sportivo affermato e personalità disinvolta e molto attraente, morto all'età di 19 anni in un incidente d'auto due anni prima. Una scomparsa che pesa particolarmente sul padre della famiglia (Laurent Lucas) che condivideva molto con il suo primogenito, mentre la madre (Isabelle Carré) cerca di proiettarsi nel futuro aspettando un altro figlio. Psicologicamente indebolito e disturbato dalla morte del suo adorato fratello, una sorta di modello inaccessibile a lui che è molto lontano dall'essere alto 1,85 e dal comportarsi con la stessa disinvoltura, Tom ora vive nella compagnia quasi permanente del fantasma di suo fratello che gli dà consigli, lo incoraggia o lo prende amorevolmente in giro mentre suo fratello minore cerca di integrarsi in un nuovo liceo, di farsi notare, apprezzare e amare dalla bella Clarisse (Tasnim Jamlaoui) e di essere rispettato dai leader (e molestatori occasionali) Steeve (Guillaume Arnault) e Victor (Mohamed Seddiki), il tutto mantenendo la sua amicizia con lo stravagante JB (Niels Othenin Girard). Un piano ambizioso che non sarà affatto facile da realizzare, ma che aiuterà Tom a scoprire chi è veramente e ad emanciparsi dal passato e dal peso delle aspettative.

Ben confezionato con la fotografia firmata Pierre Cottereau e la musica di Saycet, Un vrai bonhomme è una piacevole sorpresa, che vince molto facilmente la sua scommessa, non così ovvia, di mescolare realismo e fantasia, senza mai calcare troppo la mano e restando allo stesso tempo leggero e profondo. Commovente nel suo desiderio di essere all'altezza, il personaggio di Tom emana un fortissimo profumo di autenticità che trasforma un classico film sulla vita al liceo in una riflessione sul giogo del conformismo sociale e l'ardua ricerca dell'individualità.

Prodotto da Delante Productions, Un vrai bonhomme è coprodotto da Delante Films, France 2 Cinéma, Été 75 e i belgi di Scope Pictures. Le vendite internazionali sono guidate da Indie Sales.

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(Tradotto dal francese)

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