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IDFA 2019

Recensione: Once the Dust Settles

di 

- Il documentario del regista olandese John Appel visita l'Italia, l'Ucraina e la Siria per esaminare le conseguenze del disastro

Recensione: Once the Dust Settles

Le grandi calamità, siano esse naturali o causate dall’uomo, di solito vanno in prima pagina. Spesso, sono storie orribili che si diffondono rapidamente tra la gente. Ma cosa succede dopo che il peso della notizia è scemato e si passa allo spettacolo o alla catastrofe successiva? Cosa succede alla gente del posto una volta che la polvere si è posata? Questa è la domanda che l’acclamato regista olandese John Appel pone nel suo lungometraggio documentaristico Once the Dust Settles [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, presentato in anteprima mondiale all’International Documentary Festival Amsterdam (IDFA), nella sezione Masters.

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Appel si concentra su tre storie apparentemente non correlate in tre diverse aree del mondo: Amatrice in Italia centrale, Chernobyl e Aleppo. Sono luoghi che hanno dovuto resistere rispettivamente a terremoti, un disastro nucleare e la devastazione della guerra. I protagonisti hanno tutti qualcosa in comune: una volta si sentivano relativamente al sicuro nelle loro case fino al punto in cui l'impensabile è diventato realtà. Tutti usano la loro esperienza per guidare i turisti in giro per le zone dei disastri, mentre i primi viaggiatori curiosi cominciano ad arrivare alla spicciolata. Le guide vedono in questi un modo per condividere il trascorso di ciò che è accaduto nelle loro città e creare consapevolezza tra i visitatori. Hanno scoperto che spesso le persone non conoscono l'intera storia, perché la copertura mediatica è di frequente unilaterale e incompleta. Inoltre, per loro, questo è un modo di affrontare gli eventi che hanno dominato la loro vita.

Uno dei protagonisti è Alexei, che una volta era molto orgoglioso di essere un operatore della Centrale Nucleare di Chernobyl al tempo del disastro. Mostrare una vecchia foto alla camera lo riporta a quando aveva 25 anni e aveva appena ottenuto questo prestigioso lavoro. Non poteva immaginare che mesi dopo si sarebbe dovuto riprendere da una malattia da radiazioni, alla quale fortunatamente è sopravvissuto. La zona è diventata un luogo di ritrovo per turisti sempre più popolare, e Alexei trova uno scopo nell'educarli. Alexei, andando in giro con i contatori Geiger e le vecchie maschere antigas, li porta in giro in vari impianti diversi. Ora che il KGB non ha più una stretta sulla popolazione, si sente libero di affrontare le malefatte del governo sovietico di quel periodo.

Un’altra storia è quella di una donna ad Aleppo, che era una guida turistica prima che scoppiasse la guerra. Assistiamo alla prima volta in cui riprende in carico un gruppo di turisti dopo un’interruzione durata otto anni. La segue una fila di anziani che impugnano la macchina fotografica mentre ci spiega la ricchezza storica e culturale di un tempo della città vecchia. Loro ascoltano attentamente quando lei inizia a piangere alla vista delle rovine.

Il film ha uno stile sobrio, caratterizzato da inquadrature tranquille e osservative. E anche se Appel non ha un ruolo chiaro nella storia stessa, la sua presenza si avverte nella fiducia che i suoi soggetti ripongono in lui. A mano a mano che si confidano, le conversazioni diventano più emotive, rafforzando in un certo senso la loro causa, dato che tutti hanno bisogno di ritrovare un po’ di terreno solido sotto i piedi. Tutti loro prendono una posizione chiara dietro la storia che raccontano, condividendo un punto di vista importante sul loro cammino; devono rispettare e onorare il passato per evitare che venga dimenticato. Questo, apprendiamo, è un percorso di responsabilizzazione da seguire.

Once the Dust Settles è stato prodotto da Carmen Cobos e Kees Rijninks per la società olandese Cobos Films BV con il coinvolgimento dell'emittente olandese VPRO. Erik van Empel ha curato la fotografia del film.

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(Tradotto dall'inglese da Chantal Gisi)

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