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ROMA 2019

Recensione: Tornare

di 

- Cristina Comencini ritrova Giovanna Mezzogiorno, quattordici anni dopo La bestia nel cuore, in questo thriller dell’inconscio che ha chiuso la 14ma Festa del Cinema di Roma

Recensione: Tornare
Giovanna Mezzogiorno in Tornare

E’ un ritorno doppio, sia fisico che mentale, quello che compie il personaggio principale del nuovo lungometraggio di Cristina Comencini, Tornare [+leggi anche:
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. Ma il film, proiettato in chiusura della 14ma Festa del Cinema di Roma, segna anche il ritorno di Giovanna Mezzogiorno, quattordici anni dopo il film candidato all’Oscar La bestia nel cuore [+leggi anche:
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, su un set diretto dalla regista romana figlia del grande Luigi, e ai temi dell’inconscio e dei traumi rimossi. Un racconto, sotto forma di thriller, in cui passato e presente convivono, e il tempo lineare non esiste, è solo un modo per misurare il cambiamento.

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La protagonista del film, Alice, si fa letteralmente in tre ed è interpretata 40enne da Mezzogiorno, adolescente dalla rivelazione Beatrice Grannò e bambina da Clelia Rossi Marcelli. Siamo nella Napoli degli anni Novanta e le tre dialogano fra loro metaforicamente (e non solo) nella vecchia casa di famiglia sul mare, disabitata, dove Alice adulta torna dopo molti anni di lontananza, in occasione della morte del padre. Lì ritrova anche sua sorella Virginia (Barbara Ronchi), con la quale decide di vendere la casa e di svuotarla quindi di tutti i loro ricordi, e un uomo misterioso, Marc (Vincenzo Amato) che negli ultimi tempi si era preso cura del padre malato.

Sarà proprio quest’uomo, di cui inizialmente Alice sembra non ricordare nulla, ad aiutarla a rimettere insieme i pezzi di un evento drammatico e determinante della sua vita. Alla fine degli anni Sessanta, la donna era un’adolescente bella e ribelle, che respirava l’aria di emancipazione del tempo, avida di libertà e divertimento. Il suo atteggiamento, la sua voglia di godersi la vita e di flirtare con tutti, era facilmente scambiato per leggerezza, in una società dell’epoca repressiva, essendo lei oltretutto figlia di un militare della marina americana. Questa sua “diversità” avrà delle conseguenze che il film ci svela gradualmente, durante un viaggio nella memoria molto doloroso.

Nel presente, Alice è una donna molto diversa da quella che fu, e sembra nutrire un senso di colpa per essere stata un tempo così spensierata e audace. Mezzogiorno incarna una donna sofferente, remissiva (anche troppo), “punita”, praticamente irriconoscibile rispetto alla ragazza degli anni Sessanta che ballava il sirtaki in costume da bagno. Da sottolineare invece la straordinaria somiglianza fisica tra le attrici che impersonano le tre diverse età della protagonista (il casting è di Laura Muccino e Sara Casani), così come l’assoluta credibilità dei tre Marc, da ragazzo interpretato da Marco Valerio Montesano e all’età di 10 anni da Alessandro Acampora.

Il tema del film è universale, è difficile perciò che non lasci un segno nello spettatore. Sarebbe bello poter rincontrare noi stessi da adolescenti e da bambini con la consapevolezza degli adulti che siamo oggi, e magari tenersi per mano. Ispirato alla storia di una sua amica, Comencini ha confessato che questo è il suo “film più libero” che scava “in un mondo interiore dove il tempo non esiste”, e nel finale, questo assunto ingarbuglia un po’ troppo le cose. Il tutto è calato in una Napoli inquietante e bellissima, lontana dai cliché, con i suoi luoghi insolitamente spopolati e le grotte sotterranee. Un film forse non facile, ma ammaliante.

Tornare è prodotto da Lumière & Co. con Rai Cinema. La distribuzione è affidata a Vision Distribution.

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